Cantieri fermi, macerie a vista e fondi del PNRR a rischio. È l’allarme lanciato da USB Sanità, che torna a denunciare il grave ritardo nei lavori di ristrutturazione delle sale operatorie dell’edificio F dell’Ospedale Oncologico Businco a Cagliari.
Il quadro che emerge è desolante: reti arancioni e cancelli chiusi delimitano un’area che avrebbe dovuto essere in piena attività. Cumuli di detriti, finestre divelte e pareti scrostate testimoniano un cantiere fermo da mesi, “mentre le promesse istituzionali si sono dissolte nel silenzio”.
Secondo le tempistiche ufficiali, la fase di demolizione e smaltimento selettivo sarebbe dovuta concludersi entro settembre 2025, con la ricostruzione e la consegna delle nuove sale operatorie previste per giugno 2026. Ma oggi, denuncia il sindacato, “i lavori non procedono come auspicato” e permane il mistero sull’effettiva esistenza di un progetto esecutivo e cantierabile. Nessun documento pubblico, nessuna informazione trasparente.
Intanto, i pazienti oncologici attendono. Le liste d’attesa si allungano e il personale sanitario – già ridotto e stremato – continua a operare in condizioni sempre più difficili. Chirurghi, anestesisti, infermieri, OSS e tecnici affrontano carichi di lavoro insostenibili, aggravati da una cronica carenza di organico e da retribuzioni tra le più basse dell’isola.
USB Sanità, attraverso il referente regionale Gianfranco Angioni, chiede un’immediata ripresa dei lavori, la pubblicazione del progetto esecutivo, un sopralluogo urgente delle autorità competenti e un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni del personale precario.
“Il Businco è un presidio simbolo per i malati oncologici della Sardegna e non può essere ridotto a un monumento al fallimento istituzionale – afferma Angioni –. La scena di un cantiere inattivo, sotto gli occhi di tutti, è una vergogna per la Regione e per chi governa la sanità pubblica. Chiediamo risposte immediate, fatti concreti e rispetto per pazienti e operatori. Ogni giorno di silenzio è un giorno rubato alla cura e alla speranza”.












