“Diritti, tutele, dignità”, “ancora senza il contratto”, “7 euro lordi all’ora, ecco perchè siamo eroi”. C’è scritto a chiare lettere, nei cartelli che tengono tra le mani sotto il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari, il perchè della loro protesta. I lavoratori degli appalti di pulizie della Multservizi (lavorano in Comune, alla Regione, al tribunale, all’Università, all’Argea) attendono, da sette anni, un rinnovo del loro contratto. Il braccio di ferro tra i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e le associazioni delle società va avanti da tempo. E, soprattutto in questo periodo di pandemia, il grido di chi, bene andando, riesce a guadagnare “600 euro al mese, part time” diventa ancora più forte: “Puliscono e igienizzano, garantendo la sicurezza nei posti di lavoro, ma sono trattati come lavoratori serie B. Il loro contratto è scaduto, molti devono anche comprarsi le mascherine per andare al lavoro”, spiega Monica Porcedda della Cisl, “il loro salario è più basso di che prende il reddito di cittadinanza, ma si alzano alle cinque del mattino”.
Vincenzo Di Monte, sindacalista Uil, rimarca: “Contratto scaduto da sette anni a livello economico, normativamente parlando è dal 2011. Confindustria rifiuta qualunque confronti in merito, ogni lavoratore prende sette euro lordi l’ora, 6,84 quelli nuovi, sfiorando la soglia di povertà. Qualche anno fa qualcuno ha sostenuto che il reddito minimo non poteva essere inferiore ai nove euro l’ora, siamo ben lontani”. Nella Milazzo della Cgil: “Prendono meno del reddito di cittadinanza, una vergogna che va sistemata. Chi non vuole sottoscrivere il nuovo contratto sono le associazioni datoriali delle imprese che vogliono rinnovarlo, ma al ribasso. È inaccettabile”, tuona la Milazzo, “questi lavoratori svolgono servizi essenziali, ci sono stati in tutto il periodo della pandemia e anche oggi, durante una fase ancora più grave. Pretendiamo il rinnovo e il rispetto della dignità”.









