Da due mesi la sua casa è una stanza, con tanto di letto, nel reparto di Urologia del Santissima Trinità di Cagliari. Alessandro Ariu, trentacinquenne affetto da sclerosi multipla grave sta combattendo, insieme ai suoi genitori, una battaglia durissima e fondamentale per la sua salute. Il padre, Piero, suo tutore legale, ha scritto due email All’Asl, il tredici e trenta ottobre, senza ottenere risposta. Chiede, quasi implora che al figlio vengano tolti i calcoli e uno stent, ormai calcificato, “ricordino” di un intervento di cinque anni fa. Il problema è che il macchinario in funzione al Santissima Trinità è “obsoleto e pertanto l’intervento non sarebbe risolutivo e nella situazione del paziente questo fatto sarebbe estremamente deleterio. Almeno, così mi ha detto il primario”. Tra ricovero, operazione e dimissioni dovrebbero trascorrere al massimo sette giorni: “Invece sono otto settimane che mio figlio è lì. Alessandro è affetto da sclerosi multipla in forma grave, soggetto ad attacchi epilettici, completamente allettato ormai da cinque anni. Lo stent doppio J è completamente calcificato”, spiega il padre del giovane, in varie email spedite all’Asl e al giudice titolare del tribunale, per avere il via libera all’intervento di un avvocato. Lo stent “gli comporta gravi e ripetute infezioni della vescica e che secondo l’indicazione dello specialista deve essere asportato al più presto possibile”.
Calcoli e stent dovevano già essere un bruttissimo e lontano ricordo, ma così non. è: “Mio figlio sta soffrendo e spero non incorra in altri problemi che sono possibili in un reparto ospedaliero vedi infezioni, covid e altro. Ormai siamo sfiniti, anche perché Alessandro necessita di assistenza da parte della famiglia 24 ore su 24, siamo quasi due mesi in ospedale per un intervento che si risolverebbe tra accettazione e dimissioni massimo in una settimana. In questo periodo”, prosegue papà Piero, “Alessandro ha rischiato di essere contagiato dal Covid da un compagno di camera che è risultato positivo, non è vaccinato per scelta del medico di base, risulta pertanto fragilissimo”. E ai tanti danni e dolori si aggiunge pure una beffa: “Alessandro è finito al pronto soccorso del Santissima Trinità per l’ennesima infezione urinaria, infezioni che si ripetevano a poca distanza l’una dall’altra tanto che la specialista dell’Asl che l’aveva in cura ci ha appunto consigliato alla prossima infezione di portarlo al pronto soccorso dal quale è stato trasferito al reparto dov’è tutt’ora. Arrivati a questo punto si è superato qualsiasi limite umanamente accettabile. Non credo che mio figlio meriti questo comportamento, di chiunque sia la responsabilità. Darò mandato ad un avvocato di fare una regolare denuncia”.










