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Sono arrivati da tutta la Sardegna per protestare a Cagliari e chiedere, a gran voce, per chiedere “dignità del lavoro e la parità di trattamento giuridico ed economico”. Sono i dipendenti pubblici, lavorano negli enti locali e nelle province sarde, inclusa la Città Metropolitana di Cagliari. Con loro decine di sindaci, prima della partenza del corteo hanno ricevuto la visita dei candidati alla Regione Alessandra Todde e Renato Soru. Le richieste? Poche ma chiare, come spiega Piergiorgio Pia, lavoratore nella Città Metropolitana: “La differenza tra il nostro stipendio e quello di chi lavora in Regione è di circa settemila euro all’anno. Vogliamo più tutele, anche nuove assunzioni per consentirci di andare avanti. Il personale della Città Metropolitana di Cagliari è insufficiente, rispetto alla tante competenze che ci ha passato la Regione”. Il rischio che, soprattutto le piccole realtà, possano scomparire, è infatti molto alto, soprattutto nella zona del centro della Sardegna. “Parliamoci chiaro, gli enti locali sono il settore pubblico meno pagato, siamo la Cenerentola. Le realtà del centro dell’Isola stanno morendo”.
È arrivata da San Teodoro Debora Golme: “Non possono esistere lavoratori di serie a e di serie B, è da quasi diciassette anni che attendiamo un cambio, la Regione deve creare un settore unico degli enti locali”, osserva. “Sinora c’è una netta disparità di trattamento”.