di Paolo Rapeanu
Migliaia le birre spillate nello storico locale Il Merlo in via Portoscalas, negli ultimi diciotto anni. È il 2000 quando Damiano Oghittu, 43 anni, insieme a suo fratello Luca prende in affitto la birreria: “Oggi restituiamo le chiavi e ci tuffiamo in una nuova avventura, in un nuovo locale sempre nel Corso Vittorio e sempre legato alla birra artigianale”. La festa del 30 giugno prossimo è, per i due, un arrivederci a pochi metri di distanza da quella loro “tana” dalla quale hanno assistito a una trasformazione radicale del Corso: “Diciotto anni fa c’eravamo noi e basta, qualche altro locale ha aperto solo nel 2003. Da zona residenziale è passata a zona di accoglienza e ristorazione, il futuro del Corso è pedonale, penso sia importante per i locali avere i tavolini fuori in estate, ma è giusto che ci siano anche negozi di abbigliamento e cartolerie”, sostiene Oghittu.
Ma, attorno al Corso Vittorio, regna il caos della viabilità: “Il problema principale è quello dei parcheggi, ho clienti che mi dicono che, il venerdì e il sabato, sono costretti quasi a parcheggiare a Samassi per poter arrivare fin qui”, dice, ridendo ma non troppo, il 43enne. “Il cagliaritano era abituato quasi a parcheggiare davanti al locale, è chiaro che dobbiamo darci tutti una dimensione ma quello dei parcheggi è un problema serissimo”. E poi, per finire, momento amarcord: sugli ultimi diciotto anni de Il Merlo “si possono scrivere tomi su quanto è successo, dal cambio della moneta allo stop alla possibilità di fumare dentro il locale”, arrivando sino al “passaggio dalla birra industriale a quella artigianale. Mi sento lo ‘zio’ della birra di tantissimi cagliaritani, che nel 2000 avevano diciotto anni e iniziavano a frequentare la birreria, magari rompevano pure le scatole”, afferma, sorridendo, Oghittu, “oggi con molti di loro mi saluto per la strada. Sono diventati professionisti, psichiatri, commercialisti, c’è pure chi ha aperto un locale”.









