La partita più importante l’ha vinta lontano dai campi da tennis che conosce, a menadito, sin da quando era un bambino. Stefano Mocci, campione di tennis cagliaritano 39enne, istruttore famosissimo e conosciutissimo del Tennis Club di Monte Urpinu, ha sconfitto il Coronavirus in due settimane. Meglio, in due “lunghissime” settimane. Chiuso nella sua abitazione nella zona di piazza Repubblica, ha contato ogni singolo secondo, in attesa del tampone negativo, arrivato fortunatamente già al secondo “colpo”. La sua odissea inizia “martedì 10 novembre. Già nei giorni precedenti avevo dolori alle ossa, nausea e spossatezza. Avevo allenato i miei ragazzi, mi sono tenuto addosso i vestiti umidi forse per troppo tempo”. Ma il virus è “subdolo. Dopo un weekend di nausea, sono stato in un laboratorio privato per effettuare il test sierologico. Positivo. Sono stato subito segnalato all’Ats”, racconta Mocci. Che, da campione della terra rossa, abituato a faticare, si è ritrovato catapultato in una realtà assurda: “Mi pesava anche fare pochi passi, una semplice camminata era come fare la Liegi-Bastogne-Liegi. Sono anche andato in ipotermia, la temperatura corporea era arrivata a 34,2”.
Il tampone negativo arriva il 20 novembre: “Ma i giorni successivi, a parte la spesa, non ho mai messo fuori il naso da casa. Il virus ha avuto un effetto impattante, oggi sono riuscito a metabolizzare, quasi totalmente, ciò che mi è capitato”, racconta Mocci. “Durante l’isolamento a casa mi sono fatto portare una spin bike per potermi tenere, nonostante tutto, in forma, e allenarmi. I campi da tennis mi sono mancati tantissimo, per chi come me si nutre di relazioni sociali, trascorrere quindici giorni di reclusione non è assolutamente bello. Il Covid ti rapisce, ti blinda, è terribile”. Ma, fortunatamente, può anche essere sconfitto. Anche in pochi “set”.








