di Marta Deias
Sono una ragazza di 18 anni, studio a Cagliari al Liceo artistico (in questo periodo come molti sapranno siamo impegnati nella lotta per avere finalmente una sede vera a Cagliari ma non abbiamo mai avuto problemi in quanto a menti chiuse) e sono rimasta davvero colpita nel profondo dalla vicenda inquietante della ragazzina di Muravera presa di mira dai bulli.
Vorrei che in tanti, tra i ragazzi come me, riflettessero su quanto sia grave, su quanto sia triste, su quanto sia pericoloso il fenomeno del bullismo. In tanti non sanno quanto sia davvero diffuso. “Se non ci sono eroi per salvarti, allora sii tu l’eroe” , dice Denpa Kyoshi. Difficile quando vivi in una piccola cittadina e ti trovi tutto l’istituto scolastico contro. Questo è successo a una ragazza come me, come tante di noi. Nelle scuole spesso succedono cose che fanno ribrezzo. Accadono scene che è difficile descrivere soltanto con le parole.
Magari per fare gruppo non si sa di cosa parlare e si prende in giro qualcuno. Soprattutto se ha problemi di peso o se ha problemi economici, o se non veste di marca, o se semplicemente per noia o vendetta qualcuno inventa delle vicende mai accadute e nasce una tragedia. Basta che in una classe ci sia una ragazza con 5 amichette e la vittima magari era l’ex dell’attuale fidanzatino della bulla, e subito la vittima si trova tutto l’istituto contro con storielle inventate e poi di conseguenza tutto viene trasferito ai social diventanto cyberbullismo. Invece ognuno dovrebbe imparare a costruirsi una personalità propria senza per forza dover far parte di un “clan” per ridicolizzare il prossimo.
Molti pur di farsi riconoscere come forti e fare gruppo dimenticano di essere ESSERI UMANI. Ormai i social stanno sfuggendo di mano ai ragazzi, che li usano più per far gruppetti e coalizzarsi contro un indifeso piuttosto che per informarsi. I social o gli smartphone che dovrebbero renderci più liberi e farci interagire meglio con il resto del mondo e acculturarci spesso vengono usati solo per ridicolizzare delle persone indifese e deridere i “diversi”. Oltre al bullismo della ragazza e degli insulti dei ragazzi, a fine video nel caso di Muravera si è aggiunto il cyber bullismo dei ragazzi che facevano i video. “Non è grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo”, dice uno slogan contro il bullismo. E io vorrei gridarlo forte, oggi più che mai.












