Un video, lungo oltre quindici minuti e pubblicato sulla pagina ufficiale della sua attività commerciale. Un lungo e duro sfogo, quello di Milena Pinna, 42 anni, titolare dell’House Cafè di piazza Garibaldi a Cagliari. Il senso, alla fine, è uno solo: “Bar chiuso, non riaprirò se non arriverà il finanziamento-prestito del Governo, attraverso la banca”. L’imprenditrice spiega che, tra bollette e affitti non pagati, riaprire sarà difficile: “Ho pagato sempre tutti gli altri, io per ultima riuscivo a intascarmi il poco che restava. Il mio è un locale che lavora solo da giugno a settembre con crociere e turisti, non con i sardi. Da ottobre a maggio devo continuare a pagare bollette, affitto, commercialista, banche, interessi, fornitori, corrente, bollette astronomiche”, afferma. Dentro il bar, la corrente elettrica “è stata staccata. Sono arrivata per il terzo anno con l’acqua alla gola, ho aperto ad aprile 2017 trasformando quella che era una bettola”. “A fine febbraio stavo per vendere tutto, poi è arrivata la pandemia”, ed è saltato tutto.
“I seicento euro del Governo a cosa mi servirebbero? A pagarmi una delle cinque bollette della luce? Il finanziamento, se arriverà, dovrò renderlo, e 25mila euro li danno solo se nei hai fatturati centomila nell’ultimo anno, io non ci sono arrivata, forse ne avrò 20, quindici, diecimila. E comunque è a discrezione della banca. Se non me lo concederanno perderò l’attività definitivamente”. E la Pinna vede il futuro a tinte nerissime: “Se ipoteticamente dovessi riaprire, dovrei vestirmi con un camice? Servire i caffè fuori e solo io, visto che non si può stare in due dietro al banco? Sarei la prima a non venire per un caffè, me lo farei a casa, e i cornetti li comprerei al supermercato. Mi auguro che arrivi una mano dal cielo, a questo punto non so davvero più a cosa credere”.










