Manifesti, tende e striscioni. Continua senza sosta la protesta degli operatori socio-sanitari (OSS) che da mesi presidiano sotto il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari per chiedere la stabilizzazione. A farsi portavoce è uno di loro, Valter Virdis: “Il termine scadrà il 31 dicembre, mancano ormai pochi mesi. Staremo qui finché non ci daranno risposte chiare. Domani avremo un incontro con la presidente Todde alle 15, confidiamo di ricevere finalmente buone notizie”. Una battaglia che va avanti da due anni, segnata da promesse non mantenute e da un numero ridotto di lavoratori coinvolti:
“Siamo meno di 50, sparsi nelle varie aziende ospedaliere. Intanto hanno creato i cantieri occupazionali con un centinaio di assunzioni: prima si sarebbe dovuto stabilizzare chi ha già maturato esperienza e professionalità”. Il nodo principale è legato ai tempi di servizio prestato: “Superati i 36 mesi avremmo avuto diritto a fare domanda di stabilizzazione. Molti di noi sono stati interrotti a 33 o 34 mesi, bloccando di fatto questa possibilità. Io stesso sono fermo da dicembre, dopo 33 mesi di lavoro”. La frustrazione è palpabile, soprattutto tra lavoratori non più giovanissimi: “La maggior parte di noi ha superato i 50 anni. Non possiamo continuare in questa precarietà, è snervante. Abbiamo investito in formazione, accumulato esperienza, ma tutto rischia di andare perduto. Non chiediamo privilegi, ma di vedere riconosciuti i sacrifici fatti”. Domani, durante l’atteso incontro con la presidente della Regione Alessandra Todde, i rappresentanti delle aziende sanitarie porteranno sul tavolo le istanze degli OSS. La richiesta è chiara: stabilizzazione o, quantomeno, il riconoscimento del tempo residuo necessario a raggiungere i 36 mesi di servizio che darebbero accesso alla procedura. Per ora la situazione resta ferma, mentre sotto il Consiglio regionale tende e striscioni ricordano che gli “eroi della pandemia” non intendono arrendersi.












