Si trova a Sant’Elia, nel pallone Italia’90, accanto al vecchio e glorioso stadio che ha portato in trionfo il Cagliari Calcio, scrigno di ricordi ed emozioni, oggi spettro dell’abbandono e di un prato verde che non verrà più calpestato. Intorno ai ruderi dello stadio, però, c’è ancora vita per chi ama lo sport, per i giovani atleti, forse futuri campioni, chissà, che di certo amano stare insieme, in un ambiente sano e stimolante, come quello che solo lo sport e una palestra, in questo caso, sa offrire. Impossibile quindi non provare indignazione innanzi all’ennesimo atto vandalico messo a segno durante la notte, ai danni del luogo dove si gioca a tirar pugni. Arredi divelti e buttati in terra, addirittura il timer sottratto ai ragazzi, ai giovani atleti che, sicuramente, non si faranno intimorire da queste incursioni non previste e, tanto meno, richieste. Più amareggiati, sicuramente, sono gli adulti, quelli che seguono i piccoli in crescita, che, devastati nello spirito e nell’orgoglio da tanta inciviltà, non possono che commentare e rendere pubblico lo scempio compiuto due giorni fa, l’ultimo in ordine cronologico. “Che gran ladro, un pezzente” sono alcune delle poche parole espresse per commentare l’episodio. Ma niente si ferma, la voglia di vincere scansa le difficoltà e gli inconvenienti, sia sul ring che nella vita: una lezione per chi è perdente e si attacca anche a un timer di pochi euro pur di portare via qualcosa di proprietà altrui.











