Cagliari, la disperazione di Cristiano: “Mio fratello Aldo Scardella martire della giustizia”

A distanza di quasi trentadue anni dalla morte di Aldo parla Cristiano Scardella, fratello del 24enne vittima di un clamoroso errore giudiziario: “La sua fine, forse, accelerata dalle vicende processuali. Senza prove non si incarcera una persona”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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di Paolo Rapeanu

Quasi 32 anni senza Aldo Scardella, vittima di un errore giudiziario che è ancora “fresco” nella memoria di tantissimi cagliaritani. La rapina con uccisione del titolare del Bevimarket, Giovanni Battista Pinna, a pochi giorni dal Natale 1985, il 24enne che finisce in carcere e che, dopo 185 giorni, decide di togliersi la vita, lasciando un messaggio nel quale “grida” tutta la sua innocenza. Dieci anni dopo saltano fuori i veri responsabili della rapina con omicidio, grazie a un collaboratore di giustizia: ma Aldo Scardella era già morto da dieci anni. “Forse mio fratello Aldo si è tolto la vita indotto dalle vicende processuali. La tragedia c’è stata, non so se ci sia stata quella mano in più che ha accelerato la sua fine”. Parole di Cristiano Scardella, oggi 53enne. Aldo? “Un martire della giustizia”.

Ha tutti i ricordi bene impressi in mente, Cristiano: i mesi difficili con il fratello in carcere da innocente, “tutti speravamo nel suo ritorno a casa, non c’era nessuna prova contro, solo sospetti. E con i sospetti non si incarcera una persona. A quei tempi non eravamo nel Medioevo. La sua innocenza è stata stabilita”. Enzo Tortora, anch’egli vittima di un’ingiustizia giudiziaria, era andato a rendere omaggio ad Aldo, al cimitero di San Michele: “Aveva visto in lui un riferimento per la sua giustizia giusta che aveva fondato, era stato duro ma civile nei confronti del giudice istruttore che aveva permesso il perdurare della carcerazione di mio fratello”. 1986-2018: tanti anni dopo “la vicenda di Aldo deve essere, lo ripeto, un monito perché quello accaduto a mio fratello non capiti più”.