Nel panorama dell’etere radiofonico, a Cagliari è possibile ascoltare anche un famoso marchio nazionale: Radio Italia Anni 60. Un marchio di qualità che si affianca al network Radio Italia Solo Musica Italiana, dal quale eredita un grandissimo bagaglio musicale, e si propone come Classic & Hits dalla fine degli anni 50 fino ai giorni nostri. Radio Italia Anni 60 è disseminata nel territorio nazionale con varie emittenti locali, che propagano il segnale sia on air sia sul web, compresa la stazione cagliaritana. Si ascolta sui 91.8 in FM e sul web anche attraverso il sito www.radioitaliannisessanta.it
Sulla frequenza cagliaritana, che è in procinto di essere affiancata da altre due frequenze per coprire un’area sempre maggiore, abbiamo incontrato anche un personaggio chiave del settore musicale cagliaritano: Jerry Carreras. Lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda su questa avventura radiofonica.
Dopo tanti anni di presenza nei vari locali cagliaritani, perché hai scelto la radio?
A dirla tutta, la radio è stata una mia passione da “sempre”. O meglio, da quando ero bambino. Ho messo piede in uno studio radiofonico quando avevo appena cinque anni: era lo studio di una storica emittente radiofonica cagliaritana, La Voce Sarda, che aveva sede in via Canelles nel quartiere Castello. Partecipavo ad una trasmissione del sabato sera condotta da un big dello spettacolo della Sardegna, Giacomo Citanna. Parliamo della seconda metà degli anni ’70…
Quindi la scelta del karaoke è una conseguenza della tua prima passione
Il karaoke è un modo per divertirsi, cerco di dirlo sempre nelle mie serate. Purtroppo oggi si assiste ad una forte distorsione dello spettacolo, cercando di trasformarlo in una vera e propria gara di canto. Ho cominciato decisamente più tardi a fare karaoke, e credo di aver cominciato nel modo più giusto: cantando in un locale. Avevo poco più di vent’anni, e già mi dilettavo a cantare e suonare in serate di Piano Bar. Ma il “mercato della movida” voleva qualcosa di nuovo, rispetto al musicante che intratteneva i clienti. Tanta storia alle spalle, ma tante limitazioni…
Stiamo parlando di che anno?
Metà degli anni 90. Il karaoke era qualcosa di nuovo, che accomunava la gente “normale” nel cantare le canzoni più famose. Benché sia nato molti anni prima, esattamente negli anni settanta in Giappone, in Italia diventa famoso grazie a Fiorello, che girò le piazze delle città italiane facendo cantare il pubblico. Ma quello era già uno spettacolo di fronte a delle telecamere, ovviamente nei locali non c’era la tivù e la gente si divertiva a cantare le canzoni che tutti conoscevano. Ricordo che non erano tante le canzoni a disposizione: si lavorava con dei LaserDisc, quasi tutti prodotti dalla Pioneer, di dimensioni pari a quelle di un LP a 33 giri. Trenta dischi (che costavano pure parecchio), che contenevano 7 o 14 canzoni… e con quelle facevi cantare la gente.
Il brano che ti hanno richiesto più volte?
(Jerry sorride)… ce ne sono diversi, ma ti ringrazio per la domanda, perché così posso rispondere con una frase che recito spesso: vorrei un centesimo di euro per ogni volta che mi hanno chiesto “Vivo Per Lei”.
Era così “gettonato”?
822 A 4: il codice della canzone nel Laserdisc. Lo ricordo ancora! Richiestissima, come anche “Io Vagabondo” dei Nomadi.
Perché hai pensato di tornare in radio?
La scelta è stata assolutamente casuale, ma ovviamente e piacevolmente ambientata in una serata di karaoke. Due estati fa, in un locale cagliaritano, mi hanno presentato una persona che era venuta per trascorrere una tranquilla serata con un po’ di musica. Alla fine della serata mi dissero: “Ecco, ti presentiamo Radio Italia Anni 60”. Ovviamente rimasi abbastanza stupito di questa presentazione informale, ma… si sa che nel mondo dello spettacolo non si può essere normali!
Quindi anche i tuoi colleghi non sono “normali”?
Sinceramente? No! E lo dico con la convinzione che per loro sia un complimento, anche perché, e non mi nascondo dietro un dito, ho sempre detto di avere pochissimi colleghi. Quei pochi che ho… sono davvero strani! Ed infatti lavorano proprio per quello!
Ci raccontavi della radio…
Sì, la radio… dopo questa strana presentazione, fra due persone strane, ho chiacchierato un po’ con l’editore e ci siamo raccontati aneddoti legati al mondo della radiofonia. Abbiamo visto che c’era uno spazio per provare la mia voce nel loro palinsesto, e così… abbiamo provato!
…e ti hanno scritturato per due trasmissioni!
Speriamo che siano solo l’inizio!
Quella Carezza della Sera e Restart
Quindi mi ascoltate anche voi? (Sorride ancora)
Quella Carezza della Sera è nata per caso: ho incontrato Giovanni Garau, la voce che mi affianca nella conduzione del programma, in una ennesima serata di karaoke. Uno degli ospiti si dilettava nel cantare la celebre canzone dei New Trolls, e nel momento del ritornello abbiamo cantato (forse sarebbe meglio dire “storpiato”, ma è il bello del karaoke) assieme “…se mi manca di più quella carezza della sera…”. Ci è piaciuto come titolo. Poi ne abbiamo provato anche altri, ma evidentemente era destino che quello fosse il titolo della trasmissione.
Invece Restart?
Restart è una mia idea. Nel senso che se c’è qualcuno da picchiare, quello sono io!
Scherzo… Restart il sabato mattina, alle 7. Orario difficile in un giorno in cui alcune persone vanno al lavoro, altre sono ancora a letto. Poi RESTART vuol dire “riparti”, “ricomincia”… mi piaceva l’idea di ricominciare la giornata con la buona musica revival degli anni ’70 e ’80.
Quale sarà il futuro della radio?
Domanda difficile… o meglio, la domanda è perfetta, la risposta è complessa. Parlare di Radio è come descrivere il colore dell’acqua: teoricamente non ha colore, ma… apprezziamo un mare “blu” rispetto ad uno “grigio” o “verde”. La radio in FM ha ancora tanta vita davanti, ma indubbiamente la tecnologia ha aperto un grandissimo scenario verso il web streaming. Oggi la radio è ascoltata fuori casa: ci sono abitazioni dove la radio, intesa come apparecchio radiofonico, non esiste più. Eppure ricordo benissimo mio nonno che, alla mattina presto, accendeva la radio per ascoltare il GR. Oggi invece solo qualche volta si ha la pazienza di accendere la TV ed andare a cercare i canali sul Digitale Terrestre, ma non tutti lo fanno… si ha a che fare con numeri complessi dei canali DTV, a volte non sono facili da ricordare… Invece in viaggio si accende l’autoradio e più facilmente si ascolta una stazione radiofonica. O nei negozi, nei centri commerciali, a pranzo: quando si è fuori casa è molto più semplice ascoltare la radio.
Quindi: Web Radio o Radio FM?
Non fa a tenerle tutt’e due?
Anzi, veramente da poco c’è stata una nuova apertura alle frequenze in onde medie, quelle che negli apparecchi troviamo come “AM” (modulazione di ampiezza). Molto più semplici da propagare, qualitativamente meno performanti sul piano della purezza del suono. Ma è anche vero che tante “Talk Radio” troverebbero uno spazio più consono nell’AM piuttosto che nell’FM. Per rispondere alla tua domanda: il web è inarrestabile! Nasceranno tante altre web radio, e questo non può che essere un segno positivo.
Positivo? Non credi che ci sia il rischio che siano troppe?
Fare radio, oggi, significa “comunicare” in modo bidirezionale. Cioè in modo completamente diverso da come si faceva la radio prima. Oggi, per fare radio, devi affidarti alle nuove tecnologie, al digitale, al web 2.0, ai social… Vi ricordate come si facevano le dediche in radio? Si telefonava in studio, e si parlava con una persona (che il più delle volte era il tecnico o lo stesso speaker), richiedendo la canzone e la dedica.
Poi si è passati all’uso degli SMS, anche con sistemi di automazione che ti permettono di “programmare” direttamente la tua canzone sulla playlist in onda. Oggi si usa WhatsApp e si interagisce sul web.
Quindi è sicuramente un dato positivo sapere di poter contare sulla pluralità della comunicazione. Poi… gli stupidi ci sono e ci saranno sempre, sia in radio sia sul web… sia sulla carta stampata. O voi non ne conoscete?
Una frase che ti piacerebbe dire in radio, “ma”…
La mia idea di radio è senza “ma”. Dico ciò che penso, stando attento a non offendere. Non amo il turpiloquio gratuito: magari qualche volta avrei voglia di mandare a… quel paese una determinata persona, ma rispetto l’ascoltatore che non gradisce le parolacce in radio. Qualcuna mi è pure scappata, ovviamente! Ma l’eccezione ci sta, a patto che non diventi una regola.
Grazie Jerry
Grazie a voi per la pazienza e… stay tuned!












