Sono approvati dai medici e dagli scienziati, per la medicina e la scienza rappresentano, oggi, la migliore arma contro il Covid. I vaccini hanno anche dimostrato la loro efficacia: anche dopo la seconda dose ci si può positivizzare, ma il decorso clinico è più rapido e non porta a finire con il proprio corpo attaccato alle macchine. Eppure, anche in Sardegna c’è un esercito di medici, infermieri e Oss definibili no vax: lavorano negli ospedali, sanno meglio di tanti altri cos’è il Coronavirus ma hanno deciso di dire “no” al siero. E le lettere di sospensione sono già arrivate in più di un ospedale.
Anche in quello dove lavora un 30enne (che chiede il rispetto della privacy, ecco perchè non pubblichiamo il suo nome), infermiere da otto anni, da due e mezzo circa lavora in un reparto tra i più “delicati” di un grosso ospedale di Cagliari, spesso entra anche nelle sale operatorie. “Ho deciso liberamente di non vaccinarmi, sono stato sospeso e sino al 31 dicembre non avrò lo stipendio”, spiega, stringendo tra le mani il foglio di sospensione, “son del parere che questo vaccino sia poco sicuro e non necessario per lavorare. Non chiamatemi no vax, sono un trentenne che fa una vita sana e che, sulla propria persona, vuole la minor quantità possibile di farmaci, solo quando sono strettamente necessari”. Continuare a lavorare in reparti e corsie dove ci sono pazienti, per natura tutti “fragili”, chi più chi meno, senza vaccino è vietato. E allora, da una settimana si trova a casa. “Ma anche all’interno della mia azienda ci sono stati casi di ripositivizzazioni di vaccinati con entrambe le dosi, anche questo mi fa ritenere che il vaccino sia poco efficace”. Peccato che la scienza dica esattamente il contrario. “Sì, lo so che un vaccinato positivo è molto meno grave, ma sono anche convinto che sia subdolo che un vaccinato sia asintomatico ma contagioso”.
Impossibile, anzi, doveroso, chiedere se il giovane infermiere non senta una responsabilità decisamente pesante sulla sua scelta, che l’ha portato a lavorare per mesi senza la protezione migliore riconosciuta, dai medici, a livello mondiale: “No”, afferma, “perchè ho attuato tutte le misure giuste dal punto di vista igienico. Sempre la mascherina, contatti tra me e i pazienti ridotti al minimo, continuo lavaggio delle mani. Anzi”, rincara, “trovo ingiusto che noi sanitari non vaccinati siamo stati sospesi. La vedo come una scelta dettata dalla politica, per rimediare agli errori fatti all’inizio della pandemia. Perchè non hanno reso il siero obbligatorio per tutta la popolazione anzichè, alla fine dei fatti, prevederne l’obbligatorietà solo per alcune categorie lavorative come la nostra? Sto già sentendo alcuni legali, ho parlato con i miei superiori chiedendo se fosse possibile poter tornare al lavoro in sicurezza”.
E come, senza vaccino? “Facendo un tampone ogni volta che è necessario, sono disposto a pagarli tutti”. Difficile che questa richiesta possa trovare accoglimento. E se dovesse ammalarsi di Covid? “Starò in isolamento e mi farò curare”. C’è chi dice che i no vax, se poi si ammalano, debbano pagarsi come minimo le cure: “Assurdo, siamo un paese democratico. Allora non si dovrebbe curare nemmeno un alcolista o chi fa uso di droghe. Ripeto, non sono un no vax, so che il Covid esiste e può uccidere. Ma non trovo necessario il vaccino”. Un parere, doveroso ripeterlo, in contrasto con la medicina e la scienza.









