Il protocollo del servizio sanitario internazionale è chiarissimo: la radioterapia per scongiurare il rischio che il tumore si ripresenti va fatta entro 30, 45 giorni al massimo dopo l’operazione per chi non viene sottoposto a chemioterapia. Eppure, a quasi 5 mesi dall’intervento di cancro al seno, per Valentina, cagliaritana 55enne, nulla si è mosso: dal Businco, l’ospedale oncologico dove è stata operata per tumore al seno, non è mai stata richiamata, non le hanno mai fatto la visita di controllo né tantomeno ha potuto iniziare la radioterapia. Devastante. Tanto che Valentina ha deciso intanto di pagarsi una visita privata da un oncologo, e poi di prenotare la radioterapia fuori regione. Con la beffa che si unisce al danno: essendo stata presa in carico dall’Oncologico, che però non ha mai battuto un colpo, non ha diritto ai rimborsi per chi fa terapia fuori regione.
“Sembra assurdo dover raccontare queste storie nel 2024 in un paese dove il diritto alla salute è garantito dalla costituzione, eppure è così. E sono sicura di parlare a nome di migliaia di donne che stanno vivendo il mio stesso incubo”, racconta Valentina a Casteddu online.
A settembre la diagnosi, inaspettata, un fulmine a ciel sereno: tumore maligno al seno. A novembre l’intervento. Poi le dimissioni: “La chiameremo per la visita di controllo, che servirà a stabilire a che terapie deve sottoporsi, mi hanno detto i medici. Invece, sono passati quasi 5 mesi e nessuno mi ha mai più chiamata. Sono stata un mese a fissare il telefonino nella speranza di ricevere una chiamata, un’esperienza psicologicamente devastante. E se anche solo una cellula maligna fosse rimasta dopo l’intervento? Io non ho fatto chemio, quindi ero totalmente scoperta, e in questo caso il protocollo prevede che si faccia radioterapia entro 30-45 giorni al massimo dall’intervento. Ma non essendo stata chiamata per la visita di controllo, non avevo la certificazione per la radioterapia”.
A quel punto, Valentina decide di fare da sé. “Per non impazzire mi sono fatta visitare da un oncologo a pagamento, mi ha prescritto la radioterapia, con mille salti mortali ho portato la richiesta al Businco. Niente, nessuno si è fatto vivo. A questo punto – racconta Valentina – ho prenotato la radioterapia a Torino per metà aprile, la prima disponibile. Non vivo più, non posso continuare ad aspettare. A questa vergogna si aggiunge il fatto che mi dovrò pagare tutte le spese, perché essendo stata presa in carico dal Businco non ho diritto ai rimborsi per terapie fuori regione”.









