Il fatturato durante il lockdown della primavera? “Crollato del 77 per cento”. E negli ultimi mesi? “Del sessanta”. Regnano i segni meno per Simone Pinna, titolare della famosa pizzeria kebabberia di via Dante a Cagliari. La gestisce da qualche anno e, sino a poco tempo fa, è riuscito a “dar da mangiare”, economicamente parlando, a due persone: “Erano i miei dipendenti. A uno gli è scaduto il contratto ad agosto e non gliel’ho potuto rinnovare, all’altro gli scadeva il trentuno dicembre ma ha preferito dare le dimissioni perchè lavorava solo tre giorni alla settimana, visto che sono stato costretto a diminuirgli le ore di lavoro”. Come mai? “Perchè non c’è lavoro. Non ci sono richieste. La sera incasso, in media, cento euro, e ho spese e tasse. E debiti: 15mila euro dopo il primo lockdown, devo ancora renderne tremila. L’affitto di 1200 euro, i titolari delle mura, lo vogliono e non mi hanno fatto nessuno sconto”. E l’aiuto del Governo? “Poca roba, a parte la detrazione sull’affitto, significa che non sarò tassato sulla spesa”. Adesso, l’aria che tira a Roma è di continuare a tenere i locali food in semi-lockdown sino al quindici gennaio, per contrastare possibili nuovi contagi Covid.
“Non posso più aprire la mattina perchè mia moglie lavora e devo badare io alla nostra figlia, è ancora piccola”. Altri possibili clienti che scompaiono, dunque. Che fare? “Il 15 dicembre chiuderò per una ventina di giorni, me ne andrò in ferie”. Ma quelle di Simone Pinna non saranno vacanze, ma un lungo momento di riflessione: “Dovrò capire e valutare se riuscirò, o meno, a riaprire il mio locale”.











