Riparte la trasmissione Mediaset che parla di storia e cultura che, nella prima puntata andata in onda due giorni fa, ha regalato un viaggio nel tempo visitando uno dei monumenti più importanti del capoluogo sardo. Chiuso, da anni, impossibile purtroppo poter visitare la costruzione che in passato ospitò anche i gladiatori, i combattenti che richiamavano il pubblico delle grandi occasioni. Crudele e spietato, lo spettacolo poteva trasformarsi anche in tragedia e per rendere omaggio all’eroe in fin di vita era stata studiata una stanza particolare. Questa era adiacente alla tribuna, due aperture permettevano l’ingresso e l’uscita dei visitatori. Un rialzo in marmo foderato era, forse, il giaciglio che accoglieva il combattente. Un rituale impensabile al giorno d’oggi ma non nel lontano passato dove le belve feroci erano meno cruente della cultura del divertimento di allora. Un piccolo angolo nascosto, ancora annerito dal fumo delle torce usate, che, purtroppo si può ammirare solo in tv o attraverso le sbarre che impediscono l’accesso al piccolo Colosseo di Cagliari. Chiuso, vietato, progetti e proclami si sono susseguiti nel tempo senza successo, una lenta agonia, come quella del gladiatore, e la consapevolezza della valorizzazione mancata di una delle attrattive più suggestive di sempre. Tanti i commenti che hanno accompagnato il riassunto del servizio nella pagina social del programma, che ammirano e sottolineano l’importanza di rendere l’anfiteatro ai cagliaritani.
“Finestra aperta su quello straordinario sito di cagliari che pochi eletti hanno avuto il modo di visitare interamente o parzialmente, da cagliaritano – spiega un cittadino – mi ha emozionato il racconto fatto da Giacobbo, non ero a conoscenza di quei particolari, tempo fa venne liberato dalle tribune in legno, che avevano regalato alla nostra città notorietà e visibilità, poi rientrata nell’oblio totale con la sua dismissione, un vero peccato che non si riesca a fare tesoro ( gratuito) di cotanta ricchezza culturale, fruibile nei più profondi sotterranei a mio avviso con aperture quotidiane e continuative, il turismo culturale non aspetta altro, ma qui non siamo bravi maestri anzi cediamo il posto molto volentieri a altri posti non meno interessanti, forse per gli addetti ai lavori è troppa fatica pensare e pianificare anche un minimo business per rientrare dalle spese per la gestione del tutto, insomma sempre il minimo indispensabile, abbiamo una Ferrari e andiamo come una 500 e pure con il freno a mano tirato”.











