Senza giri di parole la critica di Giuseppe Farris, consigliere comunale di CiviCa, che interviene nel dibattito sul nuovo Piano Urbanistico Comunale di Cagliari definendolo “un PUC nato vecchio”. Un giudizio duro, che affonda le radici nella genesi stessa del documento. Farris ricorda che l’impianto del piano affonda le sue origini nei documenti preliminari elaborati nel dicembre 2018, quindi nel pieno della seconda amministrazione Zedda. Da allora il percorso è passato attraverso la giunta Truzzu, fino ad arrivare all’attuale adozione senza – sostiene il consigliere – un vero aggiornamento degli indirizzi programmatici o delle analisi di contesto. “Un tempo lunghissimo”, osserva, “che ha reso quelle valutazioni non solo datate, ma superate dagli eventi, a partire dall’impatto profondo che la pandemia ha avuto sulle città, sul lavoro, sulla mobilità e sulla vita quotidiana delle persone”.
Il punto centrale della critica di Farris riguarda proprio quella distanza che, a suo dire, separa il piano dai bisogni dei cagliaritani. “Questo PUC non si occupa dei cittadini, ma della città in astratto”, incalza. A suo giudizio, il documento sembra puntare alla costruzione di un modello di abitante ideale ma irrealistico: “un cittadino che non usa l’auto, che si sposta esclusivamente con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi, che lavora vicino a casa e che compie alla perfezione la raccolta differenziata”. Un archetipo, insomma, che poco avrebbe a che fare con la vita reale e con le necessità quotidiane della popolazione.
Il consigliere denuncia una visione che finirebbe, secondo lui, per favorire più le élite urbane che la comunità nel suo complesso. Lo definisce “un piano per il popolo delle Ztl”, poco attento alle fragilità e privo di una riflessione concreta sull’invecchiamento demografico della città: “L’età media a Cagliari è di 53 anni, e questo dovrebbe guidare ogni ragionamento sulla mobilità, sui servizi, sugli spazi. Vediamo sempre più farmacie e parafarmacie, e sempre meno negozi di giocattoli: un segnale eloquente”.
Nel mirino di Farris anche le previsioni di riqualificazione urbana, come quelle a lungo annunciate per Sant’Elia. Interventi che “non tengono adeguatamente conto dei bisogni veri dei residenti. Si continua a pensare ai luoghi, non alle persone che li abitano. Prima bisognerebbe capire quali servizi servono, quali funzioni mancano, quali fragilità vanno sostenute”.
Il giudizio complessivo non lascia spazio a sfumature: per il consigliere di CiviCa si tratta di un piano che “invece di tutelare il diritto dei cittadini a vivere la città, si preoccupa unicamente di tutelare la città come entità astratta”. Un ribaltamento di prospettiva che rischia dunque di approfondire le distanze sociali e territoriali, invece di ricucirle.












