Cagliari, i contratti ci sono ma vince il reddito di cittadinanza: “Difficile trovare camerieri stagionali”

L’estate alle porte tra salti mortali e difficoltà per i ristoratori che cercano personale. Sifen Sifenji: “1200 euro solo per iniziare, qualcuno ha fatto la prova e ha rinunciato perchè ha il reddito di cittadinanza”. Maxwell Frongia: “Il reddito è una delle cause della carenza di personale, assurdo accontentarsi di 780 euro quando lavorando, con uno staff armonioso e unito, puoi prenderne 1400”. Raccontateci le vostre storie a WhatsApp Casteddu: 3807476085


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C’è chi ha sudato tanto, riuscendo a salvarsi in corner ma già facendo i conti con i prossimi mesi, e chi ha piazzato contratti a chiamata per provare a non trovarsi scoperto nei periodi di grande lavoro. I ristoratori e albergatori del sud Sardegna fanno i conti, ancora, con la carenza di personale. E il reddito di cittadinanza è una delle cause che ha portato chi gestisce un locale o un hotel a dover impiegare molto tempo prima di riuscire a completare, e solo parzialmente, lo staff. I motivi sono vari, ma il filo del bonus del Governo, voluto dal Movimento 5 Stelle con la speranza, rimasta quasi sempre tale, di favorire l’occupazione, unisce i racconti di chi deve gestire un centinaio di coperti o decine di camere. Sifen Sifenji, a Cagliari, ha due ristoranti: “Ho avuto difficoltà a trovare camerieri, non veniva nessuno perchè prendevano il reddito di cittadinanza e restavano a casa”, esordisce, mentre termina la spesa giornaliera del cibo che, a breve, finirà dentro le sue cucine. “Ho proposto vari tipi di contratto. Un mese, 3 mesi, sei mesi, e se il dipendente è bravo lo tengo. Parto da 1200 euro al mese, poi aumento a 1300. Tutto legato all’esperienza”, precisa il ristoratore. “Sono venuti alcuni ragazzi, hanno provato un giorno e hanno rinunciato. Mi hanno detto che non erano abituati a fare questo lavoro, ecco perchè ho avuto molta ma molta difficoltà ad avere personale. In questo periodo stanno lavorando, per me, degli studenti”, continua Sifenji, “ma mi chiedo come sia possibile avere il reddito di cittadinanza dai venti ai quarant’anni e, poi, a 50, mettersi magari a cercare un lavoro.  Non si può restare a casa aspettando i soldi”. Soldi di tutti, beninteso, non lavorati, non sudati. E in settore come quello della ristorazione, dove i contratti vanno e vengono a seconda delle capacità, una buona fetta di persone trova meno faticoso compilare la domanda per ottenere il bonus del Governo anzichè portare piatti e bottiglie ai tavoli.

 

 

 

Maxwell Frongia, gestore di un hotel ristorante a Carbonia, non vede nel reddito di cittadinanza l’unica colpa della carenza di personale, ma una delle colpe: “Devono esserci più controlli sui beneficiari, per mettere in condizione un imprenditore di avere risorse umane e poter trattare un cameriere come se fosse un membro della famiglia”. Frongia ha una ricetta personale sull’erogazione del bonus. Meglio, sui tempi: “Reddito di cittadinanza di massimo sei mesi, poi una persona deve cercarsi un impiego, se gli uffici preposti la aiutano. Da me lavorano 14 persone, più i dipendenti occasionali. Purtroppo, nell’ultimo periodo c’è sempre di più una carenza legata alla formazione, molti vedono il lavoro di cameriere come troppo sacrificante”, dice. “Oggi le famiglie non sono più numerose come una volta, si fanno al massimo due figli e i genitori pretendono solo il meglio. Una professione come quella del cameriere, dove non hai sempre sabati, domeniche o festività libere, porta tanti a rinunciare e cercare altre occupazioni”. Sempre se le trovano. E, comunque, il bonus introdotto dai grillini fa sempre gola: “Trovo assurdo che uno si accontenti di 780 euro al mese quando, lavorando, può averne 1400 più le mance. Si tratta di un lavoro stagionale, ok, ma poi ci sono gli ammortizzatori, come la disoccupazione. Fare il cameriere è soprattutto una vocazione, devi avere l’adrenalina in corpo quando ti arriva una comanda, sai che devi dare il massimo in sala per il cliente per fare in modo che vada via soddisfatto. Il Governo deve mettere noi imprenditori nelle condizioni di far sì che possa crearsi, con lo staff, un ambiente positivo, come se fossimo una grande famiglia”. Un nobile intento, che anche grazie all’esperienza pluridecennale nei settori della ristorazione e dell’accoglienza Maxwell Frongia è riuscito a trasformare, pian piano, in realtà. Ma minato dai “no grazie” detti da una parte di giovani che preferiscono avere meno soldi ogni mese, con fatica quasi pari a zero, anzichè imparare o specializzarsi in un nuovo mestiere.