La febbre il ventiquattro gennaio, la telefonata all’Ats e l’invito a recarsi, due giorni dopo, alla Cittadella della salute di via Romagna per fare il tampone. Esito: negativo. Inizia così l’incubo del Covid per Enrico Banchero, istruttore di danza 28enne di Cagliari. Il virus lo colpisce all’improvviso, e scatta il periodo di isolamento: “Sono rimasto il più distante possibile da tutti, dopo dieci giorni nuovo tampone e nuova positività, idem dopo altri sette giorni”. Banchero resta praticamente chiuso nella sua stanza: “Vivo con i miei genitori, loro sono sempre stati bene, per fortuna”, racconta. Il tempo passa e, al ventunesimo giorno di isolamento, la svolta: “Il foglio dell’Ats col termine di isolamento per guarigione”. Ma Banchero, che arriva da una tripletta di tamponi positivi, non si fida.
“Mi sono rivolto a un’agenzia privata per il quarto tampone, ho speso cinquanta euro per un motivo di sicurezza: sapevo che, per scoprire se fossi o meno ancora positivo, avrei dovuto agire così. Sto benissimo e l’esito è stato negativo, ma speravo che anche il quarto tampone me lo facesse, gratuitamente, l’Ats. Magari un domani me lo rimborseranno”, ipotizza il ventottenne cagliaritano: “Per 24 giorni sono rimasto chiuso nella mia camera”. Ora, però, l’incubo è terminato.










