Due giorni trascorsi tra porte chiuse, rimpalli e indicazioni sbagliate. Nel mezzo, un dolore lancinante causato da un’ulcera corneale con ipopion, una grave infezione all’occhio. A raccontare l’odissea è Antonio Fulghesu, padre della giovane coinvolta. Una vicenda che accende i riflettori su una falla organizzativa nella gestione dell’emergenza-urgenza, in particolare quella oculistica, nel territorio cagliaritano. “Tutto è iniziato lo scorso fine settimana, quando mia figlia ha iniziato a stare male – racconta – io ero fuori Sardegna, così ho chiesto a mia sorella di accompagnarla al pronto soccorso del Brotzu. Lì ci è stato riferito che durante il weekendil servizio di oculistica è chiuso. Abbiamo chiesto dove poterci rivolgere, ma ci è stato detto che in tutta la provincia di Cagliari non esiste un pronto soccorso oculistico attivo il sabato e la domenica. Una risposta evasiva: oggi all’ospedale Civile mi hanno spiegato che in presenza di emergenze il medico viene sempre attivato”. Una risposta che però è arrivata troppo tardi. “Il medico curante non ha voluto farmi una prescrizione urgente per telefono – prosegue – e mi ha detto che avrei dovuto portare fisicamente mia figlia in ambulatorio. Ma era evidente che si trattava di un’emergenza: non potevamo attendere, mia figlia era piegata dal dolore”. È proprio all’ospedale civile che la situazione cambia volto. “Il dottor Antonello Cau ha preso in carico il caso con grande competenza e umanità. Ha subito avviato un trattamento mirato: iniezione, tampone per identificare il batterio, terapia d’urgenza. È stato come entrare in un mini day hospital, dove finalmente è stata data priorità a un problema grave. Il medico, nonostante in assenza di prescrizione, ha comunque proceduto, dimostrando cosa significa essere un vero professionista”. La riflessione finale dell’uomo è amara: “Capisco le difficoltà dei pronto soccorso, oberati anche da casi che non sono realmente urgenti. Ma serve più chiarezza e organizzazione, soprattutto su patologie gravi e specifiche come quelle oculistiche. Non è accettabile che in una regione con pochi abitanti si debba faticare così tanto per ricevere cure immediate. Al Brotzu ci hanno semplicemente indirizzato alla guardia medica di Viale Trieste, dove giustamente ci è stato detto che non potevano mettere mano su un’occhio in quelle condizioni. Solo tramite il passaparola e diverse telefonate abbiamo scoperto che esiste un centro oculistico d’eccellenza al Civile. E lì, per fortuna, abbiamo trovato il dottor Cau”. “Ci ha salvato – conclude – e a lui va tutta la nostra gratitudine. Ma è assurdo che per un’urgenza di questo tipo ci si debba muovere nel buio più totale”.










