Una bustina sospetta, con dentro forse cocaina, la richiesta di una tessera – solitamente utilizzata per creare le “piste” di polvere bianca -, poi la lite, l’aggressione e la coltellata fatale. Sono racchiusi negli interrogatori fatti in questura particolari utili a comprendere le cause dell’uccisione di Fabio Piga e cosa sia successo prima del suo decesso. Piga era nel locale perché c’era anche la fidanzata, che lavorava come cassiera. Più di un testimone sentito, incluso il gestore del Donegal Fabrizio Lai, hanno spiegato che Fabio Piga era spesso lì per “dare una mano”, ed è sottinteso che si parli di sicurezza, per quanto ci fosse già una persona, stipendiata, che controllava gli ingressi al locale di via Caprera a Cagliari. Yari Fa avrebbe chiesto una tessera a un amico col quale era arrivato al Donegal: lui, per tutta risposta, avendo intuito qualcosa di losco, gli aveva risposto dicendogli di non azzardarsi a fargli certe richieste. È stata una bustina, tra le mani del 19enne, a portare la fidanzata di Fabio a chiedergli di controllare i bagni.
Dopo pochi minuti Piga era a terra, ferito al petto, al culmine di una colluttazione con Fa. “Aiutate Fabio”, ha gridato qualcuno dei presenti, mentre altri uomini hanno immobilizzato l’aggressore, diventato nel frattempo assassino. Le equipe mediche di due ambulanze del 118 non hanno potuto fare altro che constatare la morte di Piga. Particolare non di poco conto: non risulta agli atti nessun sequestro di cocaina fatto al Donegal e solo tra due mesi, con l’esito degli esami tossicologici, si scoprirà se Yari Fa fosse o meno sotto l’effetto di sostanze. Quando l’hanno perquisito, gli agenti hanno trovato due coltelli, totalmente differenti da quello intriso del sangue di Fabio Piga.












