“Ho dovuto selezionare da buttare 90 colori di smalti, tanti dei quali acquistati solo poche settimane fa. Non posso permettermi di ricomprarli subito, dovrò farlo poco alla volta e intanto le clienti avranno meno scelta”. È la voce amara di una delle tante onicotecniche cagliaritane costrette a fare i conti con il nuovo divieto europeo che, dal 1° settembre, mette al bando due sostanze chimiche molto usate nei gel e negli smalti semipermanenti: il Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide (TPO) e il Dimethyltolylamine (DMTA). Una decisione che ha colto di sorpresa migliaia di professioniste del settore in Sardegna, creando il caos nei centri estetici: centinaia di prodotti da smaltire, scorte inutilizzabili e perdite economiche significative, proprio in un periodo in cui le imposte e i contributi pesano già sulle casse delle attività. Il divieto non riguarda solo la produzione di nuove forniture, ma anche l’utilizzo di quelle già presenti nei centri.
In altre parole, ciò che fino al 31 agosto era legale, dal giorno dopo non può più essere usato né venduto. E a pagare il prezzo più alto sono proprio le estetiste, costrette a fare i conti con investimenti svaniti e clienti scontenti. La Commissione Europea ha classificato TPO e DMTA come sospette sostanze tossiche per la riproduzione umana e le ha incluse nell’elenco degli ingredienti vietati nei cosmetici, nell’ambito dell’aggiornamento del regolamento CLP sulla classificazione delle sostanze pericolose. Nel concreto, il TPO è un fotoiniziatore che permette la polimerizzazione dei gel, mentre la DMTA ne facilita l’adesione. Se l’obiettivo europeo è ridurre i rischi per la salute derivanti dall’esposizione prolungata, per le professioniste il vero nodo sono le tempistiche. Le aziende produttrici erano informate del divieto già dal 2024 e avrebbero potuto riformulare le linee per tempo. Invece, molte hanno continuato a commercializzare i vecchi prodotti fino all’ultimo giorno, senza indicare chiaramente la dicitura TPO free. In diversi casi, le aziende hanno scaricato le scorte a prezzi vantaggiosi ai fornitori, facendo poi ricadere inevitabilmente le conseguenze sulle estetiste. “Una grossa perdita in un momento in cui non è possibile riassortire la merce per importi notevoli”, lamentano altre operatrici. Molte raccontano che in altri Paesi europei la transizione è stata gestita meglio, con controlli e comunicazioni anticipate già da mesi. In Italia, invece, l’informazione è stata carente: tantissime hanno scoperto la novità dai social network, non certo dai produttori. Ora, in tanti centri estetici di Cagliari e dell’hinterland, le palette di colori risultano dimezzate. E chi ha avviato da poco un’attività, magari dopo importanti investimenti, si ritrova con scaffali pieni di prodotti inutilizzabili. Una gestione definita dalle stesse professioniste “confusa e tardiva”, che scarica ancora una volta i costi sui consumatori finali.










