L’avevano promesso, l’hanno fatto. Sui lavori fatti dal Comune in viale Trieste è stato depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari. Dieci pagine nelle quali è possibile leggere tutto ciò che, a detta di residenti e commercianti, non è stato fatto o è stato fatto male, più lo spazio per le firme. In aggiunta, un altro malloppo di carta contenente le delibere e i via liberi vali da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Truzzu. A portare le carte in tribunale è stato Zwani Rossetti: accanto alla sua firma ce ne sono due di altrettanti residenti in viale Trieste e otto negozianti. Tra le tante righe dell’esposto è possibile leggere che “abbiamo tentato ripetutamente di ottenere una mitigazione dei disagi con istanze al sindaco e ai singoli amministratori, con inutili incontri negli uffici del sindaco e degli assessori e lettere e con lettere e interviste alla stampa”. Chiare, quindi, le critiche a Paolo Truzzu e, a detta dei firmatari dell’esposto, a tutta la sua Giunta. Ma c’è una chiara critica, legata all’incontro con la commissione Trasporti ottenuto lo scorso primo febbraio: “I primi interlocutori dell’amministrazione, l’assessore ai Trasporti e il dirigente dell’ufficio Rup, non si sono presentati davanti al pubblico. Un’assenza che smentiva clamorosamente le dichiarazioni fatte da sindaco e assessore alla stampa, riguardo alla garanzia che le istanze dei cittadini sarebbero state ascoltate. A oggi il Comune non ha dato nessuna risposta”.
Da qui l’esposto in Procura: “Non è possibile per i veicoli transitare lungo il viale tra piazza del Carmine e via XXIX Novembre e presto il blocco della viabilità e i disagi agli abitanti si estenderanno sino alla via Pola. Non ci spieghiamo perchè sul marciapiede sinistro si è realizzata una pista ciclabile allo stesso livello del marciapiede, senza delimitazioni, restringendo lo spazio per i pedoni a circa 1,50 metri, distanza inferiore a quella canonica di 2,50 metri, creando un pericolo per i pedoni dal transito delle biciclette. Le grandi aiuole sono state ricoperte con ghiaia grossolana, trasformandole in un deposito di rifiuti ed escrementi di animali per tutta la lunghezza del viale di 1300 metri, quasi impossibile da pulire”. Ancora: “Il collaudo dell’opera era fissato il 31 dicembre 2023. L’appaltatore non ha rispettato questa data. L’impresa avrebbe potuto fare i lavori operando tratto per tratto, liberando l’area dove erano finiti per passare alla successiva, o accelerare i lavori con turni multipli. I lavori si sono svolti con inspiegabile lentezza e personale ridotto, con frequenti pause di inattività”, e tutto ciò avrebbe creato danni “ai commercianti e ai residenti”, con una “restrizione della libertà di movimento” e “accessi agli uffici pubblici e di sicurezza difficili”. Inoltre, nell’esposto in Procura si fa cenno ai parcheggi: “Potevano essere aperti quelli dell’assessorato regionale della Sanità e all’ex Esit di via Caprera, ma le stesse aree non sono mai state rese disponibili”. È stato anche interrotto “il servizio di raccolta dei rifiuti”. E, visto che la paura più grossa è che gli incassi in calo e le difficoltà quotidiane durino molto a lungo, da qui le richieste finali: “Valutare la situazione drammatica che l’esecuzione dei lavori ha creato con l’assoluto dispregio dei diritti dei cittadini” e “un provvedimento urgente per la conclusione dei lavori, in primis quelli già completati, che consenta la ripresa dell’attività economica ed il rispetto delle libertà personali”, oltre a “un controllo della gestione operativa del cantiere nella fase di esecuzione dei lavori”, invocando vari articoli legati “al controllo dei subappalti”. Sarà ora compito della giustizia valutare lettera e documenti e decidere cosa fare.








