Ha viaggiato tanto, unendo la passione per la scoperta di posti nuovi con il suo lavoro, Salvatore Adamu: “Nepal, Tailandia, India e… adesso non mi ricordo”. Difficile ricordarsi a memoria tutti i paesi che ha visitato in oltre trent’anni, e dai quali è ritornato sempre con le valigie cariche di oggetti tipici. Statuine, scialli, gioielli: “racconti” di altre culture e stili di vita che lui, oggi sessantaduenne, ha venduto sin dal 1984. “All’inizio, i primi anni, a Pirri, poi qui a Cagliari in viale Marconi”. In quei metri quadri sono entrati migliaia di cagliaritani, “ho anche arredato la casa di Gigi Riva”. Ricordi, ormai solo ricordi, destinati a restare per sempre dentro al cuore del titolare de L’Esterofilo. Dopo oltre trent’anni, la serranda sta per essere abbassata per sempre: “A gennaio”. La colpa? “No, le colpe. La crisi, il lavoro è crollato”, e poi anche “internet, concorrenza cinese e centri commerciali”. Insomma, “il solito. La gente non ha più soldi”. E, quei pochi che ha, non li spende più tra i corridoi strapieni di oggetti del negozio di Adamu. “Ho sempre cercato l’esclusività e l’originalità in ogni prodotto”. Ma, nel 2019 e con il web, la “sconfitta” si è ormai materializzata: “Prima davo lavoro a sette persone, oggi sono rimasto solo io”.
Solo, immerso tra una statua di Buddha da quaranta centimetri e una sedia in paglia proveniente da chissà quale angolo del mondo, e con un occhio ai giorni che passano: “Alcuni sono totalmente vuoti. La gente mi dice che trova tutto su internet, però anche oggi una donna è venuta qui e mi ha confidato di aver acquistato”, in rete, “una porcheria, e che è meglio vedere e toccare una cosa, prima di comprarla”. Il suo futuro? “Grazie a quota cento posso andare in pensione, ho iniziato a lavorare a diciassette anni e ci rientro giusto giusto. Qui lascio il mio cuore”, dice, commuovendosi, Adamu, “non avrei mai pensato di lasciare a sessant’anni, sarei voluto venire qui anche col bastone. In tanti mi incoraggiano dicendo di resistere, ma se uno viene qui solo per rifarsi gli occhi, io come lo pago l’affitto? Ho dovuto prendere una decisione: non ho uno stipendio e ho debiti. Spero, con la pensione da settecento euro, di potermi gestire l’alimentazione”. Cioè, mettere insieme il pranzo con la cena. Dopo una vita passata in lungo e in largo per il mondo a raccogliere “cultura”.