Nonostante ieri non piovesse, i cagliaritani sono rimasti a casa e a casa ora è rimasta anche Daniela Noli, la candidata del centrodestra. In pochi sono andati a votare e la maggior parte ha votato centrosinistra.
La realtà è che in Sardegna siamo arrivati alla quarta sconfitta consecutiva per il centrodestra: le Regionali del 2014, le Comunali del 2016, le ultime politiche e ora anche le suppletive alla Camera, nonostante stavolta sembrava spirasse un vento a favore.
A dicembre il coordinatore di Forza Italia Cappellacci (ma non si era dimesso?) aveva dichiarato: “Dopo aver ricevuto il mandato dal Comitato regionale del partito a individuare il candidato ed una volta compiuta un’attenta analisi della situazione politica, ho scelto un volto nuovo, una donna, una figura che rappresentasse il rinnovamento, il senso di appartenenza, della competenza per portare nuova energia in Parlamento e dare più forza alle battaglie per la nostra isola”. Non ho capito quale tipo di attenta analisi della situazione politica abbia compiuto, ma l’impressione è che non si sia ancora compreso che gli elettori, molto più intelligenti di quanto si pensi, sono stufi di scelte strettamente di partito.
Non conosco Daniela Noli e come me non la conosceva quasi nessuno. Ho assistito a uno degli incontri con Berlusconi e non ho potuto sentirne neppure la voce. Un tempo i leader nazionali che venivano in Sardegna per le campagne elettorali parlavano insieme ai candidati per i quali si chiedeva il voto. Stavolta invece il ruolo della Noli è stato quello di sorridere, muta, a fianco a Berlusconi e Cappellacci, come fosse una bambola. Da donna mi ha infastidito. Ho cercato il suo CV e non ‘ho trovato; so soltanto che candidata nella precedente tornata elettorale non era riuscita dimostrando di non avere i voti necessari e che per vent’anni anni ha lavorato come dipendente a Roma nel partito di Forza Italia. Dunque una donna di partito pressoché sconosciuta a Cagliari.
Berlusconi e Cappellacci hanno invitato a votare facendo leva sul fatto che fosse donna: ultimamente essere donna sembra essere diventato un slogan. Non è così.
Gli elettori di destra da anni invocano la meritocrazia, anche in politica. Sono certa che se avessero potuto votare un volto nuovo per la politica, ma una persona impegnata nella “società civile”,conosciuta e stimata, a prescindere che fosse uomo o donna, si sarebbero recati al seggio. Non è un caso che sia riuscito Andrea Frailis. Le liste per le regionali sono già pronte, la legge sembrerebbe favorire le donne: confido in quelle che si sono conquistate la stima dei sardi e mi auguro che il centrodestra, compresa finalmente la lezione, cambi mentalità.
Enrica Anedda Endrich










