Ancora storie di sanità che, a voler essere buoi, zoppica. E, ancora una volta, nell’occhio del ciclone c’è il Santissima Trinità. L’ultimo racconto-calvario, in ordine di tempo, arriva da Bruno Corda: calciatore famoso negli anni ’80 e ’90, da anni è un agente di assicurazioni. Sua madre, 78 anni, ha problemi cardiaci e respiratori: la sera di Santo Stefano la decisione di chiamare un’ambulanza per portarla in ospedale. Dalla sua entrata alla sua uscita, stando al racconto di Corda, un continuo di disservizi, incuria e criticità.
“Dopo averla trasferita da Cardiologia a Pneumologia, mia mamma è rimasta oltre tre ore buttata su una poltrona senza nessuno che la accudisse, sporca e senza cibo. Tutto questo perché non c’era un’ambulanza disponibile per riportarla al pronto soccorso. Mia sorella l’ha accudita per quanto possibile”, racconta Corda. “Al mio arrivo, la situazione era da delirio: i medici cercavano di contattare almeno un’ambulanza, ma nulla. Mi sono offerto di trasportarla io, con la mia automobile. Dopo la minaccia di chiamare i carabinieri, finalmente è comparsa un’ambulanza. Mia mamma è stata poi dimessa, preferisco che resti a casa e non in ospedali totalmente disorganizzati. Situazioni simili esistono solo, forse, nel terzo mondo, e sono la dimostrazione che la sanità sarda è da terzo mondo”.









