La prenotazione è stata accettata, con tanto di data e orario: “Due giugno 2022 tra le nove e le dieci”, con addirittura la raccomandazione di arrivare alle 8:50 “per garantire un accesso ordinato al centro”. Il centro è l’hub vaccinale superstite della Fiera di Cagliari, entrata da via Pessagno, come dal primo giorno di attività. Il problema, però, è che un 85enne di Cagliari, residente nel rione della Fonsarda, ha dovuto attendere per un’ora, sotto il sole cocente, per poi tornare a casa senza dose. “Senza la quarta dose”, precisa sin da subito la figlia, Serenella, 50 anni. È lei ad aver scritto alla nostra redazione, inviando anche la foto del documento che attesta la regolarità della prenotazione e il relativo ok. E, anche, il link dell’avviso, pubblicato sul sito dell’Asl di Cagliari, con l’avviso della chiusura, per la festa della Repubblica, dell’hub: “L’ho visto solo dopo, e comunque la prenotazione è stata pienamente accettata. Mio fratello ha accompagnato papà all’hub dove si trovava l’ambulanza di supporto, che attendeva l’apertura, e almeno altri 10 utenti in attesa, tutti per la vaccinazione”. Il tempo passa, non arriva nessuno: “L’ambulanza è andata via alle 9:15. Alle 9:30 è andato via anche mio padre con mio fratello, l’hub non era aperto. Ho cercato contatti telefonici ma l’unico che ho trovato suonava senza nessuna risposta”.
Uno scivolone, quello avvenuto oggi alla Fiera, che ha messo in difficoltà tante persone, non tutte giovanissime: “È vergognoso il fatto che la data del 2 giugno sulla piattaforma vaccinale non sia stata bloccata e che non siano poi comunque state avvisate le persone, non sono arrivate solo da Cagliari ma anche da distanze maggiori. Tra l’altro mio padre, come altri, essendo soggetto allergico, ha fatto la profilassi e quindi assunto del cortisone, inutilmente. Chi gestisce la piattaforma dovrebbe prestare maggiore attenzione ai calendari, dietro quegli appuntamenti ci sono persone fragili ed anziane, che tra l’altro si spostano da casa con il caldo. Magari”, osserva la 50enne, “con maggiore immedesimazione e cuore si potrebbe fare il proprio lavoro in maniera più attenta e quindi più rispettosa verso le persone più deboli”.









