I nuovi poveri, quelli “spirituali”, che vivono di assistenzialismo grazie al reddito di cittadinanza. A Radio CASTEDDU l’intervento di Davide Ariu, coordinatore del servizio del centro di accoglienza Ozanam di Cagliari: “Mi occupo dei meno fortunati da quando avevo 16 anni, iniziai a far parte delle conferenze Vincenziane. Noi ci rechiamo presso i domicili delle persone più povere per portare la spesa e una parola di conforto”. I dati parlano chiaro: sono 50 mila le persone aiutate tra Cagliari e provincia. “Ora esistono le nuove povertà, coloro che avevano un reddito medio/ alto e che mai avrebbero pensato di rivolgersi alla chiesa, alla parrocchia per ricevere un pacco viveri. A parer mio sono i più poveri tra i poveri, perché non abituati a questa situazione hanno delle forti riserve nel chiedere aiuto. È veramente difficile andare in contro a queste necessità perché ti ritrovi ad aiutare qualcuno che non chiede aiuto. Il decoro, l’aver avuto una condizione di vita che non ha mai portato di dover chiedere qualcosa a qualcuno, ti porta ad affondare un un baratro dal quale non è facile riuscire a risollevarsi. Quello che io sto vivendo in questo periodo è una povertà che, da cattolico, mi verrebbe da dire spirituale, ossia quei poveri che prima erano poveri perché mancavano delle risorse, ora per una condizione che c’è stata consegnata da questo governo, si trovano nella condizione in cui hanno un piccolo reddito che gli consente di stare un po’ meglio. Spirituale, perché queste persone sono oramai talmente adagiate in questa condizione di assistenzialismo. Mi è capitato più volte di cercare degli operatori che venissero a lavorare per dare assistenza ai miei assistiti, più volte mi è stato risposto, da persone che, sino a poco tempo fa vivevano ricercando un lavoro, “per me è molto più comodo stare a casa e percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che spaccarmi la schiena. Queste sono risposte che destabilizzano perché fanno capire che è una povertà non materiale, ma di trovare soluzioni per sollevarsi da questa condizione di soggetto assistito. È come un retrocedere”. “Non voglio stigmatizzare il reddito di cittadinanza” sottolinea Ariu “la pensione di cittadinanza è servita a tante cose”, anche ad acquistare farmaci o qualcos’altro che “con la minima pensione non avrebbero mai potuto comperare”.













