Continua il pressing sulla presidente della Regione Alessandra Todde da parte degli alleati di coalizione – Progressisti e La Base – che chiedono un vertice di maggioranza immediatamente per mettere a punto una strategia condivisa, definire le prossime azioni e soprattutto mettere fine alle nomine all’interno di quel poltronificio così tanto contestato e criticato quando fu il suo predecessore Solinas a introdurlo.
Mentre Massimo Zedda vinte le elezioni a Cagliari come candidato del Campo Largo è alle prese con la formazione della giunta, che ha annunciato fortemente politica ma con altrettanto forti competenze tecniche, i componenti del partito di cui è presidente spingono sulla Todde. Scontenti di quanto fatto finora sulla sanità, in quasi ottanta giorni di governo non c’è stato un solo provvedimento che dia anche solo l’idea della svolta promessa e assicurata in campagna elettorale, e in generale scontenti dell’azione complessiva di governo considerata poco incisiva.
C’è poi la questione delle nomine. Con la cosiddetta legge poltronificio voluta da Solinas, si sono introdotti decine di posti per consulenze strapagate: all’epoca, proprio i 5 stelle criticarono ferocemente questa legge, gridando allo scandalo, prima fra tutti l’attuale assessore del Lavoro Desirè Manca, all’epoca consigliera regionale di opposizione, che si scagliava contro le nomine senza concedere attenuanti. E gli alleati richiamano alla memoria di Todde proprio questo, invitandola a smantellare un sistema in cui non si riconoscono.
Il Pd però non ci sta e blinda la presidente e il suo operato, appellandosi alla necessità di avere più tempo e più strumenti a disposizione prima di riuscire a essere efficaci su questioni che in Sardegna sono irrisolte da anni.











