“Il decreto Draghi? Non l’ho mai firmato”. La governatrice Alessandra Todde su Facebook fornisce la propria versione sulla vicenda del proliferare di impianti eolici e fotovoltaici in Sardegna. Risponde alle accuse sul suo ruolo avuto nell’approvazione del decreto Draghi (che dà luce verde agli impianti) e suli contenuti dello stesso decreto.
“Primo chiarimento (per l’ennesima volta): il Decreto Todde-Draghi non esiste. Non ho firmato né dato nome ad alcun decreto…ero viceministra al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) durante il governo Draghi, con Ministro Giorgetti e con delega alle crisi industriali. Inoltre, seguivo i lavori del Cite, il Comitato per la Transizione Ecologica, con delega alle grandi aziende energivore. La mia delega al Cite non mi dava alcuno strumento per intervenire sui cosiddetti Decreti Draghi. Il Decreto in questione non è mai passato per il Cite ed è stato discusso e approvato direttamente in Consiglio dei Ministri senza mai passare dal Mise di cui ero viceministra.
Perché non si parla mai dei ministri della Lega o di Forza Italia che sedevano in Consiglio dei Ministri e si accusa invece una viceministra senza deleghe attinenti e quindi senza strumenti per intervenire in qualche modo?
Chi mi accusa mostri le carte a supporto delle sue tesi. La diffamazione è una pratica vile e fin troppo semplice, oltre ad essere un reato. Quello che in tanti identificano col nome di Decreto Draghi ha addirittura ricevuto, durante il governo Solinas, il benestare della Regione Sardegna mediante un’intesa in Conferenza Unificata datata 13 ottobre 2021, conferenza in cui, per giunta, il coordinamento tecnico era presieduto dalla stessa Regione Sardegna.
Sarebbe poi opportuno ricordare che quel decreto è stato uno dei principali motivi della crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi”
La governatrice interviene anche sull’articolo 20, comma 7 del D.LGS (decreto legislativo) n.199 del 2021 (cosiddetto decreto Draghi) che recita: «Le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, in sede di pianificazione territoriale o nell’ambito di singoli procedimenti, in ragione della sola mancata inclusione nel novero delle aree idonee».
“Il significato di questo importante passaggio è che le aree non idonee vanno identificate in maniera puntuale, oggettiva, motivata e documentata e non è possibile identificare in maniera generica come non idonee tutte le aree non ricomprese tra quelle idonee”, spiega la Todde, “per far sì che vengano riconosciute delle aree non idonee, bisogna quindi che la Regione le individui con i criteri appena citati, e non solo per differenza rispetto alle aree identificate come idonee. Questo è il significato reale del comma 7, che alcuni continuano volutamente a riportare solo in parte, alterandone così il senso. Così si fa solo disinformazione e terrorismo psicologico, e lo si fa sulla pelle dei sardi che diventano inconsapevolmente strumenti di chi persegue interessi propri che non coincidono certo con quelli della Sardegna e dei sardi.
La Giunta regionale e gli uffici della Regione stanno lavorando senza sosta alla stesura della mappa delle aree idonee e abbiamo già organizzato e tenuto diversi incontri con i sindaci, con i comitati e con tutti i portatori di interesse coinvolti nella definizione delle aree idonee.
La Regione, per concludere, non solo individuerà le aree idonee, ma individuerà chiaramente e con precisione anche quelle non idonee all’istallazione di impianti per la generazione di energia da fonti rinnovabili. Faremo il nostro lavoro fino in fondo e non permetteremo, a differenza di chi ci ha preceduto negli anni, che la Sardegna venga ancora calpestata e svenduta.
Da ora in avanti mi auguro che chi continua a diffondere menzogne trovi in chi legge non una spalla, un alleato, ma delle persone informate e consapevoli in grado di riconoscere i tentativi di disinformare e di combatterli, smentendo così lo stereotipo dei sardi “pocos, locos y mal unidos” e contrastando chi cerca costantemente di dividerci per continuare a fare indisturbato i propri interessi.
Stiamo uniti, perché solo uniti riusciremo a difendere i nostri diritti e a tutelare il nostro territorio”.











