Anoressia e bulimia, due mali che colpiscono la mente e il corpo e portano a un graduale allontanamento dalla realtà e da sé stessi. Un tunnel di dolore che ha vissuto Claudia, 27enne di Cagliari, morta la settimana scorsa dopo otto lunghi anni di anoressia. I casi sono in costante e preoccupante aumento, ma si può guarire. “Se si interviene nei primi dieci mesi dall’inizio della patologia ci sono ottime probabilità di guarigione – rassicura la neuropsichiatra nell’età evolutiva, Manuela Pintor – Tutto sta nel cogliere i primi segnali di malessere e rivolgersi subito ad un neuropsichiatra”.
Un fenomeno in crescita. Sempre più casi di anoressia nervosa, rifiuto del cibo, e bulimia, rigurgito volontario del cibo, nell’isola: tra questi ci sono molti maschi, circa il 15 per cento. Cresce anche il tasso di mortalità: 1,8 per cento nell’età evolutiva, e 18 per cento in età adulta, di cui un terzo per suicidio. Si tratta di dati forniti dalla neuropsichiatra in età evolutiva, Manuela Pintor, che da circa 15 anni si occupa di disturbi alimentari insieme al pediatra- dietologo Carlo Ripoli, fino all’anno scorso alla Clinica Maciotta , da un anno nell’Ospedale Microcitemico. “I casi di anoressia sono aumentati – spiega – soprattutto in età preadolescenziale. Quello che fortunatamente sta cambiando anche a Cagliari, è che ci si rivolge agli esperti in disturbi alimentari per tempo”. È possibile guarire dall’anoressia? “Assolutamente sì – sottolinea Manuela Pintor – Per esempio nel 2014 ci siamo occupati in ospedale del caso grave di una ragazza di 11 anni e mezzo, che attualmente sta bene. E di un ragazzo di 14 anni che, dopo un anno di terapia, ha ripreso oltre dieci chili ed è in fase di guarigione. Conta molto la prevenzione, e in questo è prezioso l’intervento del pediatra, ma anche l’informazione nelle scuole e in strutture come le palestre”.
Come un genitore può accorgersi che il proprio figlio sta vivendo un rapporto difficile con il cibo? “Quando inizia a saltare dei pasti – spiega la neuropsichiatra – a inventarsi di aver mangiato fuori, nascondendo la quantità di pasto consumato. Ma anche il ripetersi di sbalzi dell’umore perché l’anoressia, così come gli altri disturbi alimentari, sono associati a cambiamenti comportamentali. In caso di prime avvisaglie è necessario rivolgersi al proprio pediatra: è molto importante l’approccio psicologico, ma serve anche il supporto di un’èquipe di medici competenti”. Oltre al Centro presente al Microcitemico, a Cagliari, c’è anche un’associazione di genitori con figli affetti da questo disturbo, “Voci dell’anima” che si occupa di mettere in contatto le persone affette da queste patologie con gli esperti presenti nel territorio.
Sul fenomeno interviene anche la presidente regionale dell’Ordine degli psicologi, Angela Quaquero. “Il disturbo – precisa – nasce spesso da un problema relazionale, dalla difficoltà a esprimere emozioni negative: rivalità, aggressività. Non è solo un conflitto ambientale e culturale: il non piacersi e vedersi grassa è solo un sintomo. In casi di disturbi alimentari non si deve mai fare pressione o insistere nel mangiare, sarebbe controproducente: alle prime avvisaglie occorre rivolgersi ad uno psicoterapeuta”. Dalla presidente dell’Ordine anche un appello alla Regione, che proprio oggi ha deliberato per la nascita di due centri di cura dei disturbi alimentari: “garantire i servizi di psicoterapia convenzionata, queste cure devono essere accessibili a tutti”.











