Era il 1979 quando nei cinema italiani commosse un film che arrivò a toccare una tematica allora emergente. Per Dustin Hoffman e Meryl Streep, poco più che esordienti, fù il trampolino verso il grande pubblico. Nella egregia riduzione che Benton operò sul romanzo di Corman emerse una tematica ancora scandalosa in un paese come il nostro appena entrato nell’ottica di una legislazione orientata alla regolamentazione del divorzio attraverso un referendum.
Emerse il patos di una esistenza collegata alla volontà genitoriale di separarsi e il disagio esistenziale di un figlio minore che non capiva più dove vivere, chi amare, chi preferire. Oggi a tutte le tematiche del caso, si aggiungono emergenze comportamentali gravissime indotte da una società ancora più alla deriva. Distorsioni abitudinarie, nuove dipendenze, non più da sostanze alcooliche o allucinogene, bensi addirittura al gioco: gestito colpevolmente dallo stato.
Cagliari, stavolta è la storia di Angelia, madre di tre bimbe, vittima di una storia matrimoniale durissima, forse spesso sconfinata nella violenza anche fisica, così denuncia ai nostri microfoni scossa dalla commozione. Dopo 3 anni di denunce anche formali e di richieste d’aiuto vane, il livido tentativo di togliersi la vita e le bambine sottratte per decisione giudiziaria e affidate ai genitori paterni. Questa è la storia di Angelia moglie di “un malato di gioco”, madre di tre bambine di cui una con meno di tre anni. Costretta a vederle per una sola ora la settimana sotto stretta sorveglianza. Nella video-intervista che segue, il servizio dei giornalisti Alessandro Congia per preprod.castedduonline.localmente.it e Antonio Lai (Tg Tour).













