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Anche a Cagliari nel II secolo, come in ogni città romana che si rispetti, fu costruito un anfiteatro. Oggi quell’importante monumento, dopo essere stato sfruttato per importanti spettacoli, come fanno di quel tipo di monumento tutte le città italiane e estere, e lì abbandonato, chiuso e malinconico. Eppure quella costruzione potrebbe essere il simbolo stesso della città e dei suoi fasti lontani e potrebbe attirare stuoli di turisti. La palla passa alla prossima amministrazione per la piena valorizzazione di quel monumento e la restituzione ai cittadini.
In quella grande costruzione cagliaritana si disputavano lotte tra gladiatori, tra animali e anche, quasi sicuramente, le cosiddette naumachie cioè le battaglie navali. Oggi rimane solo la metà di quella enorme struttura, la parte incastonata nella roccia, mentre il lato sud edificato in pietra calcarea bianca e alto oltre 20 metri, ormai è scomparso. Di regola i romani costruivano due tipi di anfiteatri: a struttura piena e a struttura cava. L’anfiteatro di Cagliari assume questi due tipi, la struttura ancora visibile, scolpita nella roccia e del primo tipo, mentre la seconda eretta nel lato sud è, come detto, ormai scomparsa era appunto del tipo cavo realizzata con la tecnica del “opus caementicium” un conglomerato di pietrame amalgamato con calce. Le robusta mura esterne, furono edificate con blocchi di pietra calcarea accuratamente lavorati e squadrati, provenienti da alcune grandi cave sotterranee aperte nelle immediate vicinanze.
Subito all’esterno della grande costruzione verso est pare che esistessero delle tribune, sorrette da pali infissi su grossi fori quadrangolari, ricavati sulla roccia. C’è disaccordo sulle misure della costruzione questo per via del suo stato di conservazione, ad ogni modo le dimensioni non dovevano essere molto distanti dalle seguenti: l’arena, misurava metri 46x 31, ne consegue che il suo perimetro sia più o meno di metri 121 e che la sua superficie si estenda per mq. 1124. L’esterno dell’edificio invece, misurava circa m. 92X 80 e Il perimetro esterno, era quindi di metri 270, con un area totale di metri quadri 5750 circa. Le “gradinate” contavano diciotto gradini, divisi in altezza in tre settori e attribuendo uno spazio di 50 centimetri scarsi a ogni spettatore si arriva a un calcolo di capienza di circa 8 mila spettatori. In un tratto a sud-est dell’anfiteatro, di circa trenta metri, pare che fossero sistemate delle tribune in legno, di altezza importante e questo farebbe lievitare il numero della capienza stimabile in questo caso a 10 mila spettatori circa.
Sotto le gradinate, lungo l’intero perimetro dell’arena, era ricavato un corridoio (ambulacro) di servizio ad anello diviso in due identici tratti dalle gallerie chiamate assiali. La larghezza di tali passaggi, a seconda dei tratti, è in media di metri 1,60 circa, mentre l’altezza è di m. 2,20, Il pavimento è allo stesso livello dell’arena. Erano ricavate anche una serie ( sei o sette) di cellette come luoghi di custodia di circa tre metri quadrati forse come locali per gladiatori o grossi animali.
La sua dislocazione ai piedi del colle di Castello, e’ un chiaro segno dell’esistenza di un acropoli proprio lì in quel colle che serviva da serbatoio di uomini per lo stesso anfiteatro. Gli schiavi erano sicuramente custoditi all’interno dell’acropoli di Castello controllati certamente dall’esercito.L’Anfiteatro è anche ubicato in una zona mediana tra La laguna di Santa Gilla è il colle di Bonaria zone, che comprendevano l’espansione del centro cittadino.
L’anfiteatro è il segno dell’importanza della città di Caralis in quel periodo I-II secolo dopo Cristo. E ci fa comprendere che anche il numero degli abitanti del centro con le sue dipendenze doveva essere all’incirca intorno ai 30.000 abitanti. Con l’affermarsi del cristianesimo nel 438 dopo Cristo l’imperatore Valentiniano abolì le lotte dei gladiatori e così successe anche a Caralis. L’anfiteatro di Cagliari così cadde in disuso e fu pian piano vandalizzato perché le sue pietre servirono per costruire sempre nuovi edifici sia sotto i vandali, bizantini ma anche in periodo Giudicale. Le maggiori distruzioni però furono compiute sicuramente nel periodo aragonese è specialmente Pisano perché tutte quelle grandi pietre lavorate servirono per edificare parte delle grandi torri e delle infrastrutture di protezione della città fortificata di Castrum Calari e poi Castel di Cagliari, oggi Castello. Solo nel XIX secolo queste distruzioni terminarono perché il Comune ne acquisì la proprietà è fece fare indagini archeologiche che furono affidate al canonico Giovanni Spano. Per meglio proteggere la struttura si pensò di rivestire i gradoni originali romani con dei tavoloni in legno che però dopo alcuni anni furono rimossi. L’Anfiteatro cagliaritano, come detto, fu spesso usato per delle rappresentazioni di musica leggera ma anche per le rappresentazioni liriche perché forniva un palcoscenico naturale invidiabile.