di Fabio Leo
“L’odissea dei pendolari”. Diciamolo subito, per quanto possa starci bene, non si tratta del titolo di un nuovo colossal cinematografico. Il sapore dell’impresa, però, c’è tutto. Perché a volerci veder chiaro, le condizioni, ma soprattutto le vicissitudini tragicomiche (più tragiche che comiche), alle quali sono costretti quotidianamente i pendolari della linea Arst Cagliari-Sanluri, qualcosa di ‘titanico’ ce l’hanno eccome. La denuncia arriva da Alice A., studentessa ventenne di Serrenti, stremata da una situazione non più tollerabile: “Oltre 40 km di viaggio in piedi, nonostante i considerevoli recenti aumenti delle tariffe, che razza di servizio è mai questo?”. Alice, come altre centinaia di studenti e lavoratori, ogni giorno utilizza il servizio di trasporto pubblico per recarsi a scuola o a lavoro. La certezza di un posto a sedere, garantita teoricamente dall’acquisto del ticket, si trasforma puntualmente in una lotta all’ultimo sedile, in uno strano rituale che ricorda molto il celeberrimo gioco della sedia: o arrivi prima, o sei fuori! “Alle 14.45, mentre il bus abbandona il capolinea Arst, i posti a sedere sono già belli che esauriti, se non fosse che almeno altre 4 fermate e un’altra abbondante decina di passeggeri, prima di lasciare Cagliari, l’attendono – prosegue Alice – morale della favola, chi ha la sfortuna, come me, di non riuscire a salire in Piazza Matteotti, è condannato ad un viaggio infernale”.
LOTTA CONTRO I RITARDI. Alice, spesso è costretta ad uscire anticipatamente dall’Accademia che frequenta, per poter prendere un CTM che le consenta di raggiungere quanto prima una fermata utile per garantirsi un posto a sedere, una situazione più volte palesata ai vertici Arst, conclusasi con un nulla di fatto, anzi: “Ho già provveduto a inoltrare una mail all’Arst per far presente la situazione alla quale siamo costretti – spiega la ragazza – la riposta è stata che il mezzo è predisposto sia per i posti a sedere che per i posti in piedi, e che dai loro rilievi non è mai risultato un carico superiore al consentito, ancora oggi mi chiedo in quale giorno abbiano provveduto in tal senso”. La riposta dell’azienda non fa una piega, il problema reale, però, consiste nel fatto che il numero di posti in piedi siano pur sempre limitati a poche unità, ma soprattutto a tragitti relativamente brevi. “La situazione non è mai stata delle migliori – conclude Alice – il fatto di viaggiare in piedi è forse l’ultimo dei problemi, se a questi aggiungiamo le condizioni generali dei mezzi, le avarie, la pioggia che puntualmente ci accoglie all’interno, il blocco dell’aria condizionata che più volte si stacca e cade sulla testa dei passeggeri, insomma, mi auguro, a nome di tutte le persone che ogni giorno vivono questi disagi, che vengano presi provvedimenti quanto prima, non pretendiamo tanto, basterebbe solo predisporre un altro mezzo, sarebbe chiedere troppo?”.












