“L’organizzatore, cioè Ace, voleva solo rilanciare come nel poker, ma noi sardi non abbiamo l’orecchino al naso”. Gianni Chessa, l’assessore regionale del Turismo, racconta la sua verità, insieme ai vertici dei suoi uffici, sull’addio alle world series dell’America’s Cup a Cagliari: “Ho sempre voluto le regate, come è possibile che ci sia stato qualcuno, anche sui social, che ha detto che non le voglio più? Ho solo fatto rispettare la legge. In Italia il codice degli appalti è chiaro, non si può dare subito tutta la cifra”. Vale a dire i 6,1 milioni di euro messi dalla stessa Regione. Ma c’è anche un retroscena: “La società con la quale abbiamo trattato all’inizio non è la stessa, Ace, con la quale è saltato tutto. La prima aveva dietro Prada e una trentina di persone solo su Cagliari, la seconda una sola persona che ho visto due volte insieme ai miei collaboratori”, attacca Chessa: “L’organizzazione, rispetto al 2019, è cambiata. Abbiamo saputo dalla stampa che come prima tappa è stata poi scelta la Spagna. Cagliari forse è stato un bluff, vorrò vedere come andrà a finire con Brindisi, dove non hanno i soldi per organizzare la tappa”.
Insomma, per l’assessore al Turismo le colpe sono da ricercare lontano dai suoi uffici, che hanno fatto il possibile per avere tutte le carte in regola: “Basta pensare che noi sardi abbiamo l’orecchino al naso, la nostra Sardegna non è un tavolo da gioco. Ci sono stati accordi, strette di mano, poi il contratto non è mai stato firmato. Se una società, anche piccola, detiene l’esclusività di un evento, può fare domanda di finanziamento alla Regione. Le world series sono solo uno dei 44 eventi che abbiamo in programma”.











