Come doveva essere sin dall’inizio ma, invece, non è stato, e non solo a Quartu Sant’Elena. Chi incassa il reddito di cittadinanza dovrà lavorare per la città. E, se si rifiuterà, perderà automaticamente il bonus mensile erogato dalle casse dello Stato. Nella terza città della Sardegna sono 2500 le persone che incassano il reddito, solo una parte è gestita dal Centro per l’impiego. E gli uffici dell’assessorato delle Politiche sociali, su ordine dell’assessore Marco Camboni, sono pronti a rintracciare tutti i beneficiari del reddito. L’obbiettivo? Metterli “in regola”, se così si può dire: se incassi tot devi rendere alla collettività tot, in qualche modo. E i modi il Comune guidato dal sindaco Graziano Milia li ha già individuati, anche perchè sono quelli proposti, sin dalla nascita del reddito di cittadinanza, a livello nazionale: “Progetti di inclusione sociale che vedranno coinvolti tanti percettori residenti in città. A fronte del sussidio”, spiegano da via Eligio Porcu, “per i beneficiari scatta l’obbligo di svolgere i progetti di pubblica utilità nel Comune dove si ha la residenza”. E non si può dire di no alla richiesta “di disponibilità”. Meglio, si può anche fare. Però, in quel caso, “la mancata adesione al patto comporta la perdita del reddito di cittadinanza. Gli impieghi da svolgere? “In ambito culturale e sociale, passando per ambiente e tutela dei beni comuni”, cioè quasi certamente anche pulizie o servizi di guardiania, come è già realtà in altri Comuni. Tutti percorsi “che intendono migliorare le conoscenze dei percettori del reddito tramite tirocini formativi e aggiornamento delle rispettive conoscenze”.
La task force di esperti è già realtà: “Include ben 6 assistenti sociali, pronte a cooperare con l’equipe composta dal coordinatore, dallo psicologo e dai pedagogisti. Il lavoro è gà iniziato con la mappatura della situazione cittadina, che include complessivamente circa 2500 cittadini. Un dato fluido, ovviamente, cioè soggetto a continue variazioni. Più della metà vengono presi in carico dall’Ente e quindi destinati all’inclusione sociale, mentre gli altri saranno gestiti dal Centro per l’impiego di Quartu con progetti più legati ai percorsi lavorativi”. Il gruppo di esperti, inoltre, ripartirà “dal curriculum” di ogni cittadino col reddito di cittadinanza, “affinchè possa essere affinato con nuove formazioni, aggiornamenti ed eventualmente con percorsi di pubblica utilità”.









