Meno negozi specializzati, di casalinghi e di abbigliamento, più tavoli e posate. Nonostante il periodo tutt’altro che florido, anche a Cagliari va avanti inesorabile la marcia delle chiusure di attività più o meno storiche, in tutti i rioni, e l’arrivo di locali food. Gli ultimissimi casi? In via Dante, dove c’era una parafarmacia, è spuntata una caffetteria, l’ennesima. Doppia vetrina, cartello di “affittasi” tolto da qualche giorno e macchinari già posizionati all’interno. Sempre nella lunga strada cagliaritana c’è anche il caso di due locali che vendono lo stesso prodotto, il kebab, distanziati tra loro da una manciata di negozi, alla faccia della libera concorrenza. Fuori dall’ormai inflazionato centro storico fioccano nuove aperture: una pizzetteria nel lungomare Poetto, mentre in città sono già una quindicina i locali che propongono come piatto principale la poke bowl, insalata mista a pesce crudo marinato, piatto apprezzatissimo dove è stato inventato, le Hawaii, diventato di moda anche nel capoluogo sardo, dove è impossibile trovarlo a meno di 7-8 euro la porzione. Ma il prezzo medio è di dieci euro, visto che si può scegliere o la bowl piccola o quella grande. Addio camicie, pantaloni e scarpe, quindi: sono capi che, magari, si possono acquistare nei centri commerciali. Chi vuole tentare, con tutti i rischi del caso, di fare business, sta aprendo locali mangerecci.
E anche chi sino a un paio di mesi fa proponeva pesci, fritti misti e spaghetti con vongole e arselle, ora vende sushi: è successo ad una grossa attività commerciale all’inizio del Corso Vittorio. Da un menù di 35 euro a testa si è passati a uno che va dai venti del pranzo ai ventinove euro della cena, tra involtini primavera, roll e uramaki. E addirittura nel viale Trieste ristretto per le auto, con tante attività messe in vendita, chi nell’ultimo anno ha avuto il coraggio di tirare su la serranda è stato un ristoratore, che ha ristrutturato un locale che, negli ultimi quindici anni, ha ospitato prima di tutti venditori cinesi di abbigliamento e articoli per la casa, poi un primo ristorante e una sala di una pizzeria. E nei siti specializzati che mostrano i negozi in vendita a Cagliari, sono sempre di più i venditori che specificano che “il locale può anche essere riadattato per fare ristorazione”. Basta avere i soldi per acquistare le mura e l’attrezzatura, e poi sperare di riuscire a conquistarsi una fetta di un mercato che, comunque, è già saturo da anni.










