Dolore. Tanto, muto, pesantissimo. Fiori bianchi, amici e parenti, ex compagni di scuola. Tutti stretti intorno alla mamma Daniela Contu e al padre Gianluca Deidda, seduti al primo banco, distrutti dalla tragedia che li ha colpiti, tanto da non aver avuto la forza di ricevere le condoglianze a fine cerimonia.
La bara bianca che racchiude Annika è entrata nella chiesa dei cappucini di viale Fra Ignazio a Cagliari per l’ultimo saluto alla 21enne che si era trasferita al nord e da qualche mese era andata a vivere con il fidanzato.
Da sempre studiosa e molto religiosa, secondo suo padre non era più la stessa ultimamente, tanto da azzardare l’ipotesi di droga a lei somministrata senza che ne fosse consapevole.
Annika è morta una settimana fa cadendo da una cascata in Svizzera dove si trovava in gita col fidanzato. Un volo di 40 metri e nessuna speranza di potersi salvare. Ma il papà vuole vederci chiaro, racconta che Annika versava 250 euro al mese per vivere a casa del fidanzato e che però da qualche giorno aveva deciso di lasciarlo. I magistrati elvetici hanno chiuso il caso come incidente, ma i genitori della ragazza non ci stanno: vogliono l’autopsia e vogliono la verità.











