Cagliari è la città più cara d’Italia per il prezzo della pasta: 2,32 euro al chilo. Prima in assoluto per il costo di un bene alimentare primario, i cui costi sono schizzati alle stelle da un anno a questa parte, ovvero dallo scoppio della guerra in Ucraina, per un meccanismo di speculazione impossibile da fermare. Cagliari è anche la quinta città d’Italia più cara per il costo dell’olio di semi di girasole, classifica dove Sassari si piazza al terzo posto.
Nessuna città della Sardegna riesce invece a entrare fra le cinque meno care, a dimostrazione di quello che purtroppo i sardi vivono quotidianamente in prima persona, ovvero un aumento di prezzi continuo che mette in ginocchio le famiglie, con un incremento che vola ben oltre il 100% e che registra disparità fra i territori italiani fino al 156%.
A un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina, è stata Assoutenti a realizzare uno studio che dimostra come la guerra abbia influito in modo decisamente pesante sui prezzi al dettaglio di alcuni prodotti di largo consumo venduti in Italia. “Senza dubbio la guerra in Ucraina ha modificato profondamente i prezzi al dettaglio di molti prodotti venduti nel nostro paese – spiega il presidente Furio Truzzi – Lo stop alle importazioni di grano, mais, olio di girasole da Russia e Ucraina, paesi che sono i principali produttori mondiali, ha portato come noto a rialzi delle quotazioni della materia prima, che si sono trasferiti in modo diretto sui prezzi al dettaglio di negozi e supermercati italiani. A ciò si aggiungono però anche evidenti fenomeni speculativi, considerato che la pasta viene realizzata con il grano duro, materia prima che l’Italia non importa dai due paesi in guerra. I consumatori italiani, quindi, hanno pagato e continuano a pagare il conto di un conflitto che ha rivoluzionato i listini del comparto alimentare, con i prezzi che una volta saliti, difficilmente torneranno ai livelli pre-guerra”, conclude Truzzi.












