La premessa è anche la conclusione: comunque vada, è un insuccesso. Un pasticcio, terribile, che la dice lunga su quanto la Sardegna e i diritti dei sardi interessino realmente chi li governa anche oltre Tirreno.
Inutile girarci intorno: la situazione dei voli, della cosiddetta continuità aerea, modello ormai del tutto fallito, è a dir poco disastrosa. E in occasione delle feste natalizie è stato ancora più evidente: voli introvabili, tariffe alle stelle – fino a 600 euro andata e ritorno da Milano – tanto da essere costretti a rinunciare a spostarsi, caos totale su presunti o reali voli aggiuntivi e comunicazioni frammentarie e non ufficiali. Insomma, un grande caos.
Ita e Volotea, con un tempismo quanto meno discutibile, stanno aggiungendo qualche volo dell’ultimo minuto, ma non è ben chiaro – dal neo assessore sardista dei Trasporti Moro non sono arrivate comunicazioni ufficiali aggiornate – quanti sono questi voli, se ci sono, da dove partono e dove sono diretti. Su tutto, l’assurdo di dover stare appesi alla messa in vendita di nuovi posti a 12 giorni dal Natale.
Ed è questo l’aspetto peggiore. Perché significativo di quanto il diritto sacrosanto alla mobilità, garantito a tutti i cittadini italiani tranne che ai sardi alla faccia della inutile e propagandistica insularità in costituzione, sia carta straccia per i politici, i burocrati e i privilegiati che mentre decidono viaggiano in posti riservati e gratuiti.
Dei traghetti meglio non parlare: poco più di carri bestiame del mare, con coefficienti di riempimento che manco i barconi dei viaggi della speranza, 3 giorni su 7, tre giorni, da Cagliari a Civitavecchia.
Ma davvero i sardi meritano questo?










