Sono dati allarmanti, quelli presi in carico dal centro antiviolenza donna Ceteris, dal 1998 in prima linea a sostegno delle donne vittime di violenza, offrendo consulenza psicologica, legale, sociale e da alcuni anni anche attraverso uno sportello antistalking. Il centro, che opera Cagliari e in tutta la provincia, si avvale di un team di professioniste: avvocatesse, psicologhe, assistenti sociali e tante infaticabili volontarie.
Dai dati del 2015 emerge che la violenza sulle donne non accenna a diminuire, anzi, i casi sono raddoppiati rispetto al 2014. Gli interventi effettuati sono stati 1468, con un aumento del 51 per cento rispetto all’anno precedente, dove sono stati 759 casi. Ed erano già aumentati del 31 per cento rispetto al 2013. Dati agghiaccianti che devono far riflettere, se si pensa inoltre al sommerso, ovvero, a tutte quelle donne che non trovano il coraggio di farsi aiutare.
La quasi totalità dei casi presi in carico nel 2015 sono donne che rientrano maggiormente nella fascia d’età tra i 31 e i 50 anni”. Da non sottovalutare la percentuale di persone particolarmente giovani che si sono rivolte al centro. “Dato che sta ad indicare come la violenza sia diffusa anche in questa fascia d’età” commenta la Presidentessa del centro Donna Ceteris Silvana Maniscalzi.
Nel 2015 il 36 per cento aveva un’età fra i 18 ai 30 anni, dato sconcertante e in netto aumento rispetto al 2014 dove i casi presi in carico erano del 22 per cento.
E’ proprio questo dato che fa riflettere, anche in vista dell’ultimo atroce femminicidio della 22enne romana Sara Di Pietrantonio. Da quanto emerso non aveva mai denunciato i comportamenti violenti del suo ex. Come mai una ragazza giovane e istruita nel 2016 non denuncia atti di violenza?
“Molte ragazze giustificano la violenza, lo schiaffo del proprio findanzato con “è geloso” – commenta la Presidentessa del Centro. Credo che non vi sia un’adeguata consapevolezza, non si accorgono che quello non è amore, non è gelosia. Credo poi che ci sia una grande crisi di valori nella famiglia, c’è una caduta genitoriale: non si dice più no. Questo è il problema. E’ necessario affrontare tenere alta la guarda e diffondere la cultura del rispetto a 360 gradi. “
Sui 1468 dati presi in carico nel 2015, il 36% delle donne che si è rivolta al centro ha dai 18 ai 30 anni, il 51 per cento dal 31 ai 50, il 10 per cento dai 51 ai 70, il 3 per cento dai 71 agli 80.
Dai dati risulta che la maggior parte delle vittime è sposata. Sono istruite, possiedono in gran parte il diploma (39%)e alcune hanno una laurea di secondo livello 13%, il restante 20 per cento la licenza elementare, e 28 percento la licenza media. Questo si scontra con l’immaginario collettivo che vedrebbe la vittima come una persona con un basso livello d’istruzione. La maggior parte delle utenti che si sono rivolte al centro risulta essere disoccupata.
La tipologia di violenza subita non è mai una sola, le percentuali della violenza fisica e di quella psicologica sono simili. In quasi tutti i casi sono di vario tipo e spesso assistita dai figli delle vittime.
Chi è il carnefice? Si tratta quasi sempre di coniuge o convivente, in alcuni casi la vittima ha già preso le distanze dal maltrattante, ma continua a perseguitarla come nel caso di stalking.
Una vera emergenza sociale, una piaga che colpisce tutti quella della violenza sulle donne. Endemica e non conosce confini nè classi sociali. Se anche tu che stai leggendo hai bisogno di aiuto puoi chiamare i numeri: 070 492400 oppure 070 8675405 oscrivere direttamente a [email protected].











