Era il 19 luglio del 1992. Emanuela Loi aveva solo 24 anni, e da due lavorava nella scorta di Paolo Borsellino. Morì in quel pomeriggio afoso di 26 anni fa, in quella che fu la strage di via D’Amelio, a Palermo, insieme ai colleghi Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Triste primato per lei: la prima donna della Polizia di Stato ad essere uccisa dalla Mafia.
Emanuela Loi come il Giudice Borsellino e il resto della scorta non potevano sapere che alle 16:58 di quel maledetto 19 luglio di 26 anni fa, una Fiat 126 rubata carica di 90 chilogrammi di esplosivo, potesse esplodere sotto il palazzo dove all’epoca abitava la madre del magistrato, che quella domenica era andato a trovare.
“Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo- raccontò all’epoca l’agente sopravvissuto Vullo -. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto.”
Emanuela Loi, quando a soli 22 anni lascia la sua terra, la Sardegna, e Sestu, dove era nata e vissuta fino ad allora, per entrare nella polizia non poteva sapere quale fosse il sue destino. Certo la paura doveva essere tanta, dato che solo due mesi prima il 23 maggio 1992, il paese era stato scosso dall’attentato a Giovanni Falcone.
Emanuela Loi era un ragazza semplice, come tante altre, e allo stesso tempo come poche. Una ragazza con una grande passione per il suo lavoro. Una ragazza che nonostante la paura non ha pensato un secondo di mollare. Ai genitori che si mostravano preoccupati per lei aveva più volte detto “E’ il mio lavoro non mi tirerò mai indietro”.
La strage di via D’Amelio che ha spezzato la vita a Borsellino e alla sua scorta è una ferita non ancora rimarginata e che brucia ancora oggi nonostante le commemorazioni e i processi, perché incredibilmente non si è ancora arrivati a una verità. Tante le domande senza risposta. E che fine ha fatto l’agenda rossa fatta sparire dall’auto del Magistrato?












