Vandalizzata l’Opera Di Sciola in piazza Gramsci: “Un’azione sistematica, non usura”.
Non si tratta di semplice incuria o del naturale deterioramento del tempo, ma di vandalismo sistematico e ripetuto. È quanto emerge dalla testimonianza di un cittadino che, passando quotidianamente davanti all’Opera Di Sciola in piazza Gramsci, ha notato e documentato la progressiva distruzione di alcune parti della scultura.
Secondo quanto riferito, da circa dieci giorni ignoti avrebbero preso di mira l’opera realizzata in granito, demolendo intenzionalmente i piolini e i rettangolini più sottili, cioè le parti più fragili della struttura. Per farlo, sarebbero stati utilizzati grossi sassi come veri e propri martelli, lasciati sul posto dopo gli atti vandalici.
«Ho buttato via più volte i sassi usati per colpire l’opera, ma il vandalismo è continuato. Dopo due giorni ne ho trovato un altro. Sono ostinati, hanno fatto un bel lavoro», racconta il cittadino.
La fascia inferiore dell’opera risulta oggi completamente sfasciata: mancano interi elementi e non si tratta di un disegno artistico o di una scelta estetica, ma di pezzi demoliti intenzionalmente. L’ipotesi dell’usura viene esclusa con decisione:
«Il granito non si consuma così. Dura un secolo. Qui non c’è usura, è solo vandalismo».
Oltre ai danneggiamenti, viene segnalato anche un generale stato di abbandono: l’opera non è recintata, non è illuminata e viene utilizzata abitualmente come punto per far urinare i cani. La scritta identificativa, un tempo ben visibile, oggi è quasi illeggibile, complice la ruggine e la mancanza di manutenzione.
«Basterebbe recintarla, illuminarla, valorizzarla. Il buio favorisce questi comportamenti clandestini», aggiunge.
Manlio Casula sottolinea come il problema non sia occasionale ma strutturale, e chiama in causa l’amministrazione comunale:
«È un peccato vedere un’opera importante ridotta così. È amore per la propria città: queste cose vanno tutelate».
L’episodio riaccende l’attenzione sul tema della tutela dell’arte pubblica e sul rispetto degli spazi comuni. In attesa di interventi concreti, resta l’amarezza per un patrimonio culturale lasciato indifeso di fronte all’inciviltà.













