Una stoccata pesante alla Lega e uno schiaffo ben assestato ai 5 Stelle. Mario Draghi ha fatto capire chi comanda e chi decide, dando di fatto dell’irresponsabile a Matteo Salvini (“L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire”, ha detto il premier, aggiungendo che il green pass è lo strumento indispensabile per non richiudere tutto) e sfilando il giochino giustizia dalle mani del povero Giuseppe Conte con l’annuncio del voto di fiducia alle Camere. Saranno pure alleati di governo, ma Draghi, che aveva fatto le prove generali gelando il capo del Pd Enrico Letta sulla tassa di successione, non ha nessuna intenzione di farsi tirare per la giacchetta né dal leader leghista che continua nella sua personale crociata contro la vaccinazione, né dai pentastellati che sulla riforma della giustizia promettono battaglia.
Draghi ieri ha fatto Draghi, impersonando al meglio se stesso e lasciando che lo scannatoio politico resti appannaggio dei partiti, o di quello che ne resta. Dunque sì al green pass, perché il premier spiega che è tutto il contrario di quello che dice Salvini: servirà a tenere aperto e scongiurare nuove chiusure, con un forte appello agli italiani a vaccinarsi. E sì al voto di fiducia sulla giustizia, ché va bene il gran ritorno di Conte, ma senza esagerare: “Non ci saranno sacche di impunità – specifica il premier – Siamo aperti a miglioramenti tecnici ma ora dobbiamo mettere un punto fermo”.
Nella conferenza stampa post consiglio dei ministri, che come le sue precedenti nulla aveva della perenne sceneggiatura da reality show di quelle organizzate da Casalino, Draghi ha dimostrato di giocare il ruolo per il quale il capo dello Stato Mattarella l’ha voluto lì: provare a risolvere qualche gigantesco problema di questo paese senza rischiare di restare ostaggio dei giochini di palazzo. Da protagonista e senza antagonisti di rilievo.
Per i partiti politici italiani, un’altra giornata orribile.













