“La Crudeltà e la De-umanizzazione oggi ci avvolgono. L’atto stesso del femminicidio è la manifestazione estrema della violenza di genere, un sintomo di una società che non ha ancora sradicato la cultura del possesso e della sopraffazione. La brutalità dell’atto, spesso ai danni di una persona in uno stato di vulnerabilità, mette in luce una pericolosa disumanizzazione che consente di vedere la vittima non come persona, ma come oggetto o ostacolo. L’enfasi sulla carriera o sullo status sociale dell’omicida, come i suoi vini, rispetto all’efferatezza del crimine e alla vita della vittima è un problema ricorrente. Questo approccio può minimizzare il crimine e dare spazio alla “storia di successo” dell’assassino. Tutto questo, distoglie dall’orrore del femminicidio e dalla responsabilità penale”. Così, sui social, l’artista Nicola Urru che ha dedicato a Cinzia Pinna, uccisa da Emanuele Ragnedda, una delle sue famose sculture in sabbia sulla spiaggia di Platamona.
“È fondamentale che l’attenzione si concentri sulla vittima e sulla necessità di una cultura del rispetto per contrastare la violenza di genere, esigendo un resoconto che sia rispettoso, etico e concentrato sulla grave ingiustizia subita da Cinzia”, conclude Urru.
(FOTO dal profilo facebook dell’artista)












