È trascorso un anno dalla scomparsa di Antonello Lai, per tutti “Tziu Lai”, e il vuoto che ha lasciato continua a farsi sentire nei quartieri popolari, nei corridoi degli ospedali, nelle case dove i disagi sociali diventavano notizie grazie a lui. Se n’è andato in silenzio, com’era il suo stile fuori dalle telecamere, ma dopo aver vissuto a voce alta. A voce alta per chi voce non ne aveva. Tziu Lai aveva inventato un genere, una missione giornalistica che nessuno prima aveva avuto il coraggio di strutturare: dare voce agli invisibili. Con il programma Zona Franca, appuntamento quotidiano su TCS, entrava nei palazzi popolari invasi dai topi, nelle case col tetto crollato, nei drammi di disoccupati, disabili, famiglie allo stremo. Microfono in mano e cuore in prima linea, Antonello non cercava lo scoop: cercava una soluzione. Non era solo un giornalista. Era una figura familiare, il vicino di casa pronto a intervenire, la spalla su cui appoggiarsi per far sentire una denuncia. Insieme a Chicco Lecca, costituiva una delle coppie giornalistiche più coraggiose della Sardegna. Non arretravano di fronte a niente: né nei campi Rom, né davanti ai circoli di quartiere dove venivano contestati. Informare per loro era un atto di amore, di civiltà, di verità. Un giornalismo che non si fermava alla notizia, ma puntava dritto alla coscienza collettiva.
La sua “Zona Franca” era diventata un’istituzione, un luogo dell’anima prima ancora che un format. E quando la televisione non bastava più, aveva aperto la pagina Facebook “La Zona di Antonello Lai”, continuando a raccogliere centinaia di segnalazioni e raccontare storie reali, senza filtri, senza compromessi. I politici lo temevano, la gente lo adorava. Perché non si piegava mai. Perché anche solo con un sorriso e una battuta sapeva cambiare la giornata a chiunque incontrasse. Era il cronista d’assalto in un’epoca di cronaca addomesticata, un fuoriclasse gentile che ha lasciato un’impronta profonda nella memoria della città. Oggi, a un anno dalla sua scomparsa, resta un’eredità fatta di esempi, di testimonianze e di amore per la verità. Antonello Lai ha smesso di parlare, ma le sue storie continueranno a farlo per lui. Perché chi dà voce agli ultimi, non sarà mai dimenticato.













