Dalle 9 e fino alle 21 è tregua. Stop alle bombe e agli attacchi, per garantire nuovi corridoi umanitari e permettere così ad altri civili, soprattutto donne e bambini, di lasciare l’ucraina per essere accolti in altri paesi occidentali. Le scene riportate dai media di tutto il mondo sono ormai quelle di una disperazione senza più nessuna speranza: centinaia di migliaia di disperati si aggrappano a un treno, o a un autobus, con la vita chiusa in un sacchetto di plastica stretto fra le mani e i figli in lacrime aggrappati al collo. Altri 60, dopo gli 80 di ieri, oggi a Cagliari. La Cina, intanto, punta il dito contro Nato e stati Uniti: “Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto Russia-Ucraina”, dice il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian.
E mentre l’Italia rischia un razionamento di gas ed energia elettrica con aumenti a carico delle famiglie inimmaginabili, il presidente ucraino Zelensky si è detto pronto a trattare con Mosca su Crimea Donbass ma ha ribadito che non ha intenzione di arrendersi.
Intanto, l’esercito di Putin ha preso pieno controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ad annunciarlo la guardia nazionale russa secondo cui: “240 militari ucraini hanno deposto le armi e stanno tornando a casa. La centrale continua a operare normalmente”, ed è quello nucleare il timore più forte per tutto il mondo occidentale.
Secondo Coldiretti, è l’alimentare nel mirino delle ritorsioni di Putin come già accaduto nel 2014 con l’embargo ad una ampia lista di prodotti in risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. In pericolo per l’Italia ci sono le vendite degli elementi base della dieta mediterranea come vino, pasta e olio in Russia, che sono scampati all’embargo, e hanno raggiunto lo scorso anno il valore di 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020.












