Si è conclusa oggi l’udienza predibattimentale del processo relativo all’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta nel 2023 presso la casa di Villalago, in Abruzzo. Amarena, simbolo di tutela della fauna selvatica nel nostro territorio, fu brutalmente uccisa in un episodio che suscitò profonda indignazione tra ambientalisti, animalisti e cittadini sensibili alla conservazione della natura.
L’indagato per l’omicidio è Andrea Leombruni, macellaio di San Benedetto dei Marsi, accusato di aver ucciso Amarena con una fucilata il 31 agosto 2023, mentre l’orsa si trovava con i suoi due cuccioli ai margini del paese, nella sua storica “casa” di Villalago. La Procura ha formulato l’accusa di uccisione con crudeltà e senza giustificazione, aggravata dalla futilità dei motivi. Oggi il giudice predibattimentale del tribunale di Avezzano ha disposto il rinvio a giudizio con apertura del processo fissato per il 19 gennaio 2026. Circa quarantotto tra associazioni ambientaliste, enti e istituzioni, incluso il Comune di Villalago, si sono costituiti parte civile nel procedimento, dimostrando grande mobilitazione contro questo animalicidio.
Gian Marco Prampolini, presidente di LEAL, commenta: “Abbiamo seguito la notizia e l’uccisione di Amarena e seguito l’iter processuale come parte in causa e chiediamo una condanna senza attenuanti e l’adozione di misure efficaci per prevenire il ripetersi di questi crimini, che rappresentano un’offesa gravissima non solo alla fauna selvatica e l’ambiente ma a tutta la società. LEAL continuerà a monitorare attentamente il procedimento giudiziario e a chiedere azioni concrete per proteggere la fauna e difendere il rispetto delle leggi ambientali, affinché il caso di Amarena resti un monito e non un episodio destinato a ripetersi.”
Sulla vicenda è intervenuto anche l’Ente Nazionale Protezione Animali, che si è costituito parte civile nel processo: “Il provvedimento giudiziario conferma la gravità dei reati contestati: l’aver agito con crudeltà e senza alcuna giustificazione, provocando la morte di un animale simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, madre di due cuccioli ancora non autosufficienti”, scrive in una nota ufficiale. “L’accusa sottolinea, inoltre, che l’uccisione è aggravata dalla futilità dei motivi, rendendo l’azione ancora più intollerabile e grave”
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