Il corpo non è mai stato ritrovato, svanito nel nulla nonostante le ricerche ininterrotte per settimane. Fabio Serventi, allora 24enne, il 21 marzo del 2020 scomparve nel nulla da casa di suo nonno a Perdaxius, nel sud Sardegna. Era uscito in ciabatte, senza telefono e senza portafogli, contava di stare fuori di casa solo pochi minuti. Invece, da allora, non è più tornato. Oggi il sostituto procuratore di Cagliari Rossana Allieri ha chiesto la condanna all’ergastolo, con isolamento diurno per un anno, per il 35enne Andrea Pinna, ritenuto il responsabile dell’uccisione e dell’occultamento del cadavere di Fabio. In aula ci sono stati momenti di tensione quando all’imputato è stato chiesto di chiarire i contenuti di alcuni messaggi whatsapp: il padre del ragazzo scomparso si è scagliatop contro Pinna, urlando tutta la sua disperazione e dicendo in sardo che sono due anni che la famiglia va a Cagliari in tribunale per ascoltare le sue bugie.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il delitto potrebbe essere legato a debiti per droga, anche se il mandante non è mai stato individuato. Pinna, che in un messaggio alla fidanzata mandato proprio la notte dell’omicidio diceva di dover andare a fare un lavoro, ha detto che si trattava di questioni legate alla droga ma assolutamente non al delitto.
A inchiodare Pinna, una serie di messaggi mandati agli amici fra i quali uno in cui diceva di aver ucciso Fabio.
Qualche settimana dopo la scomparsa, la sorella di Fabio, Silvia, e la madre, Marcella Ballisai, avevano lanciato un nuovo appello: a “Chi l’ha visto?”. “Fabio, il giorno della scomparsa, è uscito in ciabatte. Potrebbe essere stato attirato in una trappola. Perché non farci trovare nemmeno il corpo? Chi sa qualcosa, parli, anche con gli inquirenti”, fu il disperato appello delle due, rimasto inascoltato.
Prossima udienza il 15 giugno, quando parleranno le parti civili e la difesa.











