Un cane trascinato vivo sull’asfalto, legato ad un’auto la cui corsa crudele era stata fermata dai Carabinieri, poi la decisione del tribunale di Nuoro che ha concesso l’istituto della messa alla prova per dieci mesi a Giuseppe Piredda, l’allevatore di Irgoli di 44 anni. L’uomo, nell’aprile del 2014 provocò – secondo la ricostruzione dei Carabinieri – la morte del suo cane accanto al suo ovile perché, a quanto pare, avrebbe infastidito le pecore del suo gregge: legato al gancio traino della sua utilitaria nella quale l’uomo viaggiava con il figlio minorenne, l’animale venne trascinato a lungo fino a provocarne la morte.
Piredda dovrà scontare la pena così: affiancato dai servizi sociali, si occuperà del verde pubblico, lavorerà quindi a pochi chilometri dal suo paese, nel comune di Loculi.
Il giudice ha però fissato una nuova udienza per il 17 ottobre 2017 per valutare il suo comportamento: se tutto andrà bene, infatti, il reato potrà essere estinto.
Ed ora fioccano le polemiche degli animalisti; dalla presidente della protezione animali, alla LAV: “Ci aspettavamo che il tribunale volesse dare un segnale forte contro i reati in danno agli animali, anche in considerazione dell’aggravante che la violenza fu perpetrata alla presenza di un minore della cui educazione l’uomo era ed è responsabile, ma così non è avvenuto. Chiediamo quindi al pm di impugnare l’ordinanza”, ha detto Ilaria Innocenti al
Sole 24 Ore (http://tiny.cc/vq3bgy).













